Caso Epstein, si dimette il ministro del lavoro di Trump

Il ministro del lavoro dell'amministrazione Trump, Alex Acosta, durante la conferenza stampa.
Il ministro del lavoro dell'amministrazione Trump, Alex Acosta, durante la conferenza stampa.

WASHINGTON. – Donald Trump perde un altro ministro sull’onda del caso Epstein e, stando ad alcuni media, si appresterebbe a silurare il capo degli 007 Dan Coats, spesso in contrasto con il tycoon e la cui poltrona appare in bilico da mesi. A rivelare i piani di Trump di sostituire Coats e di fargli fare di fatto la fine dell’ex capo dell’Fbi James Comey è stato per primo il sito Axios.

Il presidente americano si sarebbe legato al dito soprattutto le dichiarazioni più volte fatte dal Direttore dell’intelligence nazionale – che coordina tutte le agenzie degli 007, dalla Cia alla Nsa – sui presunti rapporti del tycoon con il leader russo Vladimir Putin e sulle interferenze russe sulle elezioni presidenziali del 2016. Secondo le indiscrezioni, non solo Trump vorrebbe rimuovere Coats ma vorrebbe ridimensionare il ruolo del suo ufficio ritenuto “un orpello burocratico non necessario”.

Si fanno già i nomi di chi potrebbe succedere a Coats: dal generale Joseph Dunford, ex capo di stato maggiore delle forze armate Usa, o Fred Fleitz, che in passato ha collaborato col consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton.

A cadere all’interno del governo è stato invece il ministro del lavoro, Alex Acosta, costretto alle dimissioni dopo essere stato coinvolto nella vicenda del magnate newyorchese accusato di abusi sessuali e di sfruttamento della prostituzione minorile.

Le critiche mosse ad Acosta sono quelle di non aver fatto per intero il suo dovere quando una decina di anni fa era procuratore federale nel sud della Florida, gestendo in maniera non appropriata un procedimento penale contro Epstein e altri uomini d’affari accusati di reati sessuali.

Dopo giornate di pressing il ministro ha quindi ceduto presentando al presidente americano Trump le sue dimissioni. “Mi ha chiamato stamattina per comunicarmelo, è stata una sua decisione, io gli ho detto di ripensarci”, ha raccontato lo stesso tycoon che ha sempre sostenuto Acosta e ha sempre respinto ogni illazione sulla sua amicizia di vecchia data con Epstein.

“Non lo vedo da almeno 15 anni”, ha detto di recente Trump, spiegando che il rapporto con l’affarista newyorchese, che era di casa nella sua residenza di Mar-a-Lago, si è interrotto per un litigio. Eppure – sottolineano i media – alcuni anni fa Trump parlava di Epstein come di una “persona stupenda” e di un suo grande amico.

I fatti imputati ad Acosta risalgono al 2008 e si riferiscono alla decisione dell’ex procuratore distrettuale di patteggiare con Epstein, evitandogli così il peggio. Una scelta che Acosta, di fronte agli attacchi di molti democratici, ha difeso con forza in una conferenza stampa, affermando che la decisione presa fu la più giusta viste le circostanze di allora.

Sono decine le ragazze minorenni, alcune di 14 anni, che dal 2002 al 2005 sarebbero state reclutate e ospitate da Epstein nella sua faraonica abitazione di New York o nella sua residenza di Palm Beach, proprio dove si trova la “Casa Bianca d’inverno” di Mar-a-Lago. Ora il magnate rischia fino a 45 anni di carcere.

Le dimissioni di Acosta invece saranno effettive dal 19 luglio. Sarà sostituito pro tempore dal viceministro del lavoro Patrick Pizzella. Già nel corso dell’audizione in Congresso per la conferma della sua nomina Acosta aveva dovuto respingere le critiche di alcuni parlamentari e spiegare cosa accadde nel 2008, ma allora riuscì a convincere tutti.

Ora tutto è cambiato con le nuove accuse ad Epstein. Col racconto di una delle ragazze adescate e che allora aveva solo 14 anni, ingaggiata davanti scuola con la proposta di fare dietro retribuzione dei massaggi in casa Epstein. La donna che oggi ha 32 anni ha detto quindi di essere stata stuprata.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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