Salvini minaccia crisi, ma per M5s copre problema fondi russi

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte (C) con il ministro dellinterno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del lavoro e vicepremier Luigi Di Maio (S) durante un dibattito in aula al Senato. Governo
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte (C) con il ministro dellinterno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del lavoro e vicepremier Luigi Di Maio (S) durante un dibattito in aula al Senato. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Minaccia la crisi di governo, Matteo Salvini. Mai, notano dal M5s, lo aveva fatto in maniera così netta. “O passano tutti gli emendamenti al decreto sicurezza bis o non si va avanti”, alza la voce il ministro dell’Interno, in una conferenza stampa al Viminale in cui si mostra parecchio irritato. Una fiammata, una miccia che rischia di riaccendersi presto, secondo i leghisti: “Salvini inizia a convincersi che non si possa andare avanti col M5s”.

Ma i pentastellati questa volta non sembrano molto preoccupati: sul dl sicurezza – dicono – il leghista ha detto un ammasso di “falsità”, ha fatto solo “propaganda” per deviare l’attenzione dal “problema dei fondi oscuri” che sembrano emergere dal caso Savoini. “Non si sta rompendo nulla nel governo”, assicura da Milano il premier Giuseppe Conte, che riconduce tutto a una “normale dialettica parlamentare” e a “valutazioni tecniche”. Si va avanti e si va avanti anche bene, assicura: “Lo spread è al minimo da maggio 2018 e confidiamo che scenda ancora di più”.

Anche sull’autonomia, su cui giovedì si è consumato l’ennesimo strappo, Conte è convinto di arrivare fino in fondo, tenendo fermi alcuni paletti come la possibilità per il Parlamento di proporre modifiche alle intese regionali. Un nuovo tavolo non è ancora fissato ma la prossima settimana si dovrebbe riconvocare.

Quello che va in scena sul decreto sicurezza è uno scontro tesissimo che si consuma e si risolve in poche ore. Salvini pretende che vengano ammessi tutti gli emendamenti leghisti al decreto sicurezza su straordinari, buoni pasto, divise di Polizia e Vigili del fuoco. “La verità”, ribatte Di Maio, è che quegli emendamenti erano firmati anche dai Cinque stelle: “Non cerchi pretesti per far cadere il governo”.

Si sta già lavorando per risolvere la situazione, mentre Salvini minaccia la crisi di governo, assicura anche Riccardo Fraccaro. E il vicepremier M5s annuncia, come atto di sfida a Salvini, che convocherà sindacati di polizia per raccontargli che il loro ministro fa solo “propaganda”. Sul blog pentastellato ricollegano le minacce alle “difficoltà” di Salvini per i presunti fondi russi alla Lega.

E’ l’ora di pranzo quando Roberto Fico, dopo aver esaminato i ricorsi leghisti, dichiara ammissibili alcuni emendamenti che erano stati esclusi. Poi a Salvini che da quarantotto ore lo attacca ricorda che “il Parlamento è libero da ogni pressione”. Sul decreto sicurezza bis, aggiunge, “siamo intervenuti per ovviare alle amnesie del ministro dell’Interno che si era dimenticato di prefetti, polizia e vigili del fuoco quando ha scritto il decreto sicurezza”. Il leader leghista non replica e grida “vittoria”. Lo scontro rientra, il dl sicurezza – assicura il sottosegretario Nicola Molteni – sarà legge “entro l’estate”.

“Il governo non rischia”, sentenzia Giancarlo Giorgetti. Ma la tensione non cala. A tenerla alta ci pensa lo stesso Salvini, che a freddo attacca Chiara Appendino e cita i “no” di Torino alle Olimpiadi, alla Tav, al Salone dell’auto, come esempi dei fallimenti della politica M5s. Il leader, assicurano da via Bellerio, era l’unico argine alla caduta del governo, ora non più. “Solo lui nella Lega non voleva andare al voto ma ora è stanco dei continui attacchi e dello stallo, inizia a cambiare idea. Sbagliano i Cinque stelle a pensare che il suo sia un bluff. Magari non subito, ma la rottura è un rischio reale”.

Dalla visuale M5s però la storia è tutt’altra. La Lega, è il ragionamento, è in difficoltà e non può permettersi di tornare a votare con il rischio che il caso Savoini si allarghi ancora. Di più: Salvini rischia di perdere anche la partita europea del commissario. Se il “cordone sanitario” anti-sovranista a Bruxelles terrà, anche Giancarlo Giorgetti – il nome più accreditato, qualora dovesse concretizzarsi l’accordo su un portafoglio pesante – rischierebbe di non passare. E allora si aprirebbe la strada – ma dalla Lega negano con forza – a un profilo più tecnico. Si vedrà. Di sicuro M5s sta provando a riguadagnare terreno nei rapporti di forza nel governo. Lo si noterà – assicurano i pentastellati – sempre più.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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