Migranti: tre anni in galera, ma non era lui il trafficante

Migranti sbarcati e abbandonati da trafficanti di esseri umani
Migranti sbarcati e abbandonati da trafficanti di esseri umani

PALERMO. – Per tre anni è stato scambiato per uno dei principali organizzatori del traffico di migranti dalla Libia. Ma solo ora la corte d’assise di Palermo ha riconosciuto che c’è stato un errore di persona. L’uomo estradato nel 2016 dal Sudan non era, come sostenevano le polizie di cinque Paesi, Medhanie Yedhego Mered conosciuto e ricercato come il “generale”, ma Medhanie Tesfamariam Berhe che è un profugo eritreo di 32 anni che di mestiere faceva il falegname.

Arrestato, si è fatto tre anni di prigione: adesso i giudici ne hanno disposto la scarcerazione. Riportate al loro posto le vere identità dei personaggi, cambia tutto o quasi perché Berhe avrebbe comunque avuto una parte minore nel traffico dei migranti (così emerge dalle intercettazioni) e per questo è stato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a cinque anni e centomila euro di multa. A pene simili – da 4 anni e 9 mesi a 5 anni e tre mesi più le multe – sono stati condannati altri cinque imputati.

L’accusa aveva chiesto pene più alte, 14 anni, solo per il presunto “generale”. La sentenza della corte d’assise di Palermo non attenua solo l’impianto complessivo dell’accusa, ma accoglie in sostanza la tesi di fondo del difensore del falso Mered, l’avvocato Michele Calantropo, il quale sostiene da tempo che il suo assistito non è il “generale” che tutti cercavano e che si è arricchito organizzando i viaggi di migliaia di disperati.

Che ci sia stato uno scambio lo dimostrerebbero anche i risultati di un esame comparativo del Dna di Berhe con il figlio della donna che dice di avere avuto il bambino dal vero Mered, anche se la prova non è stata poi ammessa dalla corte. E lo avrebbe confermato, in un collegamento video dall’Olanda, il fratello del trafficante. Anche le foto raffigurerebbero due persone diverse.

A carico di Berhe l’accusa ha portato alcune intercettazioni. In qualche telefonata l’uomo parla di “viaggi” ma si riferirebbe, sostiene il suo legale, a quello del cugino Samson Gherie. Anche le intercettazioni, secondo la difesa, si presterebbero comunque a una lettura diversa da quella accreditata dagli investigatori. I pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri hanno basato un convincimento diverso sulle indagini di varie polizie, soprattutto la National Crime Agency britannica che ha passato agli investigatori italiani gli elementi per rintracciare il presunto “generale”.

Ma proprio i media inglesi, e in particolare il Guardian, si sono spesi con inchieste e testimonianze per la tesi dello scambio di persona. “Tutto questo – commenta l’avvocato Michele Calantropo – ha prodotto un solo risultato: in questi tre anni abbiamo processato un falegname mentre un pericoloso trafficante di uomini è rimasto in libera circolazione”.

Per il procuratore capo Francesco Lo Voi il punto cruciale di tutta questa storia è un altro: “La corte ha riconosciuto che si tratta di persona coinvolta nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Quindi non un povero falegname ingiustamente perseguitato. Per il resto leggeremo le motivazioni per comprendere il ragionamento della corte”.

(di Franco Nicastro/ANSA)

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