Cina: Pil ai minimi da 27 anni. Trump: “Effetto dazi Usa”

Compere in un mercatino chinese
Due ragazze comprano in un mercatino chinese (RomanPilipey/EFE)

PECHINO.  – La crescita della Cina scivola nel secondo trimestre con un Pil in rialzo annuo di “appena” il 6,2%, al passo più lento degli ultimi 27 anni, tra l’economia globale debole e la guerra commerciale con gli Stati Uniti.

“I dazi Usa stanno avendo un effetto significativo sulle società che vogliono lasciare la Cina per Paesi dove non sono in vigore tariffe”, ha scritto con enfasi il presidente americano Donald Trump su Twitter. “Migliaia di aziende se ne stanno andando. Questo è il perché la Cina vuole un accordo con gli Stati Uniti” e “intanto stiamo ricevendo miliardi di dollari in dazi” e a pagare è la Cina, “non il contribuente americano”.

Il dato, pur in linea con le attese, è inferiore al 6,4% di gennaio-marzo, ed è il più basso dal rilascio trimestrale della statistica, partito nel 1992. “Le condizioni economiche restano ancora gravi sul fronte sia interno sia esterno, con la crescita globale in rallentamento, e l’instabilità e le incertezze esterne in aumento”, ha affermato in conferenza stampa il portavoce dell’Ufficio nazionale di statistica Mao Shengyong, per il quale sull’economia pendono “nuove pressioni al ribasso”.

Le valutazioni di Trump sono cadute nel mezzo di una ripresa dei colloqui incerta dopo il colloquio telefonico tra i capi negoziatori della scorsa settimana, seguito alla tregua firmata al G20 di Osaka tra il tycoon e il presidente cinese Xi Jinping.

Su base congiunturale l’aumento del Pil di aprile-giugno è dell’1,6%, meglio dell’1,4% del primo trimestre e dell’1,5% stimato. Nei primi 6 mesi, la crescita è stata del 6,3%, nella forchetta del 6-6,5% fissata per il 2019 da Pechino.

Malgrado il maxi taglio fiscale e le altre misure addizionali a sostegno della crescita, il Pil ha risentito del rallentamento domestico e della domanda in affanno dall’estero (+0,1% l’export nei primi 6 mesi), in un contesto appesantito dallo scontro col principale partner commerciale, gli Usa.

Tuttavia, “ci sono ancora ampi margini per le politiche da attuare”, ha provato a rassicurare Mao, quando tra gli analisti è diffusa l’opinione di ulteriori mosse della Banca centrale dopo l’allentamento finalizzato col taglio delle riserve obbligatorie già annunciato nelle scorse settimane per le banche piccole e medie.

In difficoltà resta il settore dell’auto con le vendite in calo del 12,4% annuo nella prima metà del 2019, secondo la China Association of Automobile Manufacturers. Gli investimenti infrastrutturali hanno subito un brusco rallentamento dopo anni d’espansione di circa il 20%, frenando al 4,1% a gennaio-giugno coi governi regionali che hanno tagliato le spese per le difficoltà finanziarie.

Segnali positivi sono però emersi: gli investimenti fissi, ingenerale, sono saliti nel semestre del 5,8% a 29.910 miliardi di yuan (4.355 miliardi di dollari) dal +5,6% atteso; le vendite retail sono risalite dell’8,4% (+9,8% a giugno) e la produzione industriale è aumentata del 6% (+6,3%).

Nell’anno del 70/mo anniversario della fondazione della Repubblica popolare ciñese il governo eviterà a ogni costo un Pil sotto la soglia del 6%.