G7: pressing su colossi web, da web tax a moneta Facebook

Ministro francese Bruno Le Maire ed il segretario al Tesoro USA Steven Mnuchin
Il ministro francese per l'Economía, Bruno Le Maire, ed il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, nella reunione dei ministri del G7 a Chantilly (Eric Piermont / AFP)

CHANTILLY (FRANCIA). – La moneta virtuale di Facebook mette in guardia i big del pianeta. Riuniti nel castello di Chantilly, a nord di Parigi, i ministri dell’Economia e delle Finanze dei Paesi del G7 (Francia, Italia, Usa, Gran Bretagna, Giappone, Canada e Germania) hanno raggiunto un “consenso” sulla “necessità di agire rapidamente” dinanzi a Libra, l’ultimo progetto del ‘genietto’ di internet ormai titolare del social network più potente al mondo, Mark Zuckerberg.

Ancora in alto mare, invece, il progetto di una ‘web tax’ comune sui giganti di internet (Gafa) recentemente approvata in modo unilaterale dalla Francia ed osteggiata dall’amministrazione Usa. Sempre oggi, la Commissione Ue ha deciso di aprire un’indagine per verificare se l’utilizzo, da parte di Amazon, dai dati dei dettaglianti indipendenti che vendono i loro prodotti attraverso la piattaforma del gigante dell’e-commerce viola le regole sulla concorrenza.

“Dobbiamo assicurare che le piattaforme online – ha detto la commissaria Ue alla concorrenza Margarethe Vestager – non eliminino i benefici che il commercio elettronico offre ai consumatori attraverso comportamenti anti-competitivi”.

Al termine della prima giornata di lavori a Chantilly, la presidenza francese del G7 ha invece annunciato che su Libra “abbiamo avuto una discussione molto costruttiva e dettagliata con un ampio consenso sul bisogno di agire rapidamente”.

Tutti hanno espresso “preoccupazione” rispetto all’annunciato progetto di Facebook.  Rivolgendosi ai cronisti a margine della riunione, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha annunciato che “questa preoccupazione si tradurrà in un’azione di controllo” nonché in uno specifico “intervento” dei Paesi del G7.

In mattinata, l’omologo francese e padrone di casa, Bruno Le Maire, aveva lanciato un chiaro avvertimento. “Nessuno può accettare che  multinazionali con oltre un miliardo di utenti si trasformino in Stati privati, dotandosi di un moneta capace di competere con valute sovrane”.

Tra l’altro, il fedelissimo del presidente Emmanuel Macron ha evocato “rischi di riciclaggio o di lotta al finanziamento del terrorismo”. Se la necessità di intervenire su Libra riscuote il consenso del G7, l’altra grande priorità, valea dire la ‘Web tax’ invocata a gran voce dalla Francia sui colossi internet è ancora in alto mare.

“Le trattative con gli Usa saranno “difficili, lo so. La posizione americana si è recentemente inasprita”, ha deplorato Le Maire, poco prima di ricevere a Chantilly l’omologo Usa Steven Mnuchin. Qualche giorno fa, il Parlamento di Parigi ha adottato la ‘Taxe Gafa’ scatenando la minaccia di ritorsioni da parte di Washington.

Simili iniziative unilaterali sono allo studio anche in Gran Bretagna e Spagna, ma l’obiettivo finale resta chiaramente quello di un accordo idealmente al livello Ocse. Per Tria, il dumping fiscale si combatte con accordi “obviamente internazionali, non nazionali”.

Alla domanda sul perché Parigi avesse deciso nel frattempo di andare avanti da sola, Le Maire ha spiegato che non si può “aspettare in eterno, la gente attende decisioni, non solo discussioni”. “Se alla fine abbiamo deciso di andare da soli – ha continuato – è solo per aprire la strada ad un compromesso internazionale”.

Parigi punta a raggiungerlo, almeno per grandi linee entro il 2020. Ma la strada, al momento, sembra essere tutta in salita. Tra gli altri temi sul tavolo del G7 di Chantilly, che si chiuderà domani, anche una tassa minima globale sulle società, la Finanza Verde e le ineguaglianze di genere.

 

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