La Procura ricorre contro il mancato arresto di Carola

L'arrivo a Porto Empedocle del comandante della Sea Watch Carola Rackete a bordo della motovedetta della Guardia di Finanza
L'arrivo a Porto Empedocle del comandante della Sea Watch Carola Rackete a bordo della motovedetta della Guardia di Finanza, 1 luglio 2019. ANSA/PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO

ROMA. – Non c’era alcun dovere da adempiere visto che i migranti erano al sicuro nella rada per questo la comandante della Sea Watch3 Carola Rackete andava arrestata. Con questa motivazione il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e il pubblico ministero Gloria Andreoli hanno chiesto, nell’ultimo giorno utile, alla Cassazione di annullare l’ordinanza con cui lo scorso 2 luglio il gip Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto della 31enne tedesca accusata di resistenza a pubblico ufficiale e “resistenza e violenza a nave da guerra”.

E proprio  Patronaggio e Vella sono stati oggetto di una pesante intimidazione per posta: una busta indirizzata al procuratore capo conteneva polvere da sparo, nell’altra indirizzata al Gip c’era una ogiva di proiettile da fucile. In entrambe c’erano biglietti, alcuni scritti a mano altri al pc, con riferimenti all’immigrazione clandestina e numerose accuse e insulti. Biglietti ‘firmati’ con una sigla di estrema destra ultra sovranista. Le buste sono state bloccate al centro di smistamento della Posta di Favara (Ag) e sequestrate insieme ad altre 20 di minaccia il cui destinatario era sempre Patronaggio.

Nel ricorso di 18 pagine, depositato 24 ore prima dell’interrogatorio della capitana Rackete accusata di avere forzato il posto di blocco della Guardia di Finanza per portare a Lampedusa i migranti salvati in acque libiche, viene sostenuto che “i migranti erano in sicurezza nella rada con la massima assistenza delle autorità che avevano anche disposto alcuni sbarchi per motivi sanitari”.

Secondo i magistrati di Agrigento “lo stato di necessità sussisteva al momento del salvataggio, non certo quando la nave ha urtato la motovedetta della Guardia di Finanza. Inoltre l’obbligo di fare sbarcare i migranti incombeva sull’autorità di pubblica sicurezza e non certo sul comandante di Sea Watch”.

Domani alle 10 la comandante della Sea Watch3 sarà interrogata nell’ambito del primo procedimento per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e “mancata obbedienza a nave da guerra” ma non rischierà di essere sottoposta a nuovi provvedimenti restrittivi poiché non è stato presentato il ricorso al Tribunale del Riesame al quale compete la decisione sulla misura cautelare.