Caos treni e pista anarchica. “È bastata una sigaretta”

Persone di fronte al tabellone degli arrivi e partenze consultando i ritardi e cancellazioni dei treni alla stazione Termini. Roma
Schermo con le partenze dei treni.alla stazione Termini. Roma, ANSA/MASSIMO PERCOSSI

FIRENZE. – Un’azione di sabotaggio, probabilmente studiata da tempo, quella messa in atto, da mani per ora ignote, che ha bloccato e diviso in due l’Italia all’altezza di Firenze, dove tre piccoli roghi nei pressi della stazione di Rovezzano, alla periferia di Firenze, sono bastati per mandare in tilt tutto il sistema dell’Alta velocità ferroviaria.

Gli investigatori e la procura, fin dalle prime ore, sembrano lavorare soprattutto sulla pista anarchica, per la quale però si cercano riscontri: proprio oggi a Firenze era attesa la sentenza del processo che vedeva imputate 28 persone, tutte di quell’area, per vari episodi, il più grave dei quali l’attentato a una libreria di CasaPound che causò gravissime ferite a un artificiere in servizio la mattina di Capodanno del 2017. E sempre a Firenze era atteso anche il ministro dell’Interno Salvini per la firma di un protocollo in prefettura.

Tra i reati iscritti nel fascicolo aperto dalla procura c’è quello di attentato alla sicurezza dei trasporti, ma non è escluso che gli inquirenti lavorino anche sull’ipotesi di terrorismo. Di certo quanto successo “non è stata un’azione dimostrativa. “Non riusciamo a trattenere la nostra emozione” nel vedere come “sia sufficiente accendersi una sigaretta all’aria aperta in campagna sotto la luna” per mandare in tilt questo “gigante coi piedi d’argilla”, si legge in uno dei siti considerati vicini agli anarchici, mentre in un altro si parla di “un gesto di amore e rabbia”. Parole che per ora in procura nessuno vuol commentare, ma che potrebbero essere vere e proprie ‘rivendicazioni’ dell’azione.

Saranno gli uomini della Digos e della polizia scientifica anche a dover verificare quale possa essere stato l’innesco usato all’alba per appiccare i tre roghi alla centralina elettrica e a due pozzetti. Appare difficile, però, che possa essere stata “solo una sigaretta”. “Certamente prima qualcuno ci ha messo della benzina”, fa notare uno degli investigatori. Le immagini delle videocamere della zona, che non sarebbero moltissime, sono state passate subito al setaccio e acquisite dagli investigatori.

Ad accorgersi che non poteva essere stato un semplice corto circuito ad aver causato gli incendi sono stati i vigili del fuoco, i primi ad arrivare a Rovezzano. Spente le fiamme e bloccato il traffico ferroviario, con conseguenze che tutta l’Italia ha poi pagato per tutta la giornata, gli stessi vigili del fuoco hanno chiamato Digos e Polfer. Gli investigatori hanno subito ripreso in mano anche episodi del passato: poco lontano, al termine della galleria di San Donato che finisce qualche decina di metri prima di Rovezzano, nel dicembre 2014, venne trovata una bottiglia di benzina inesplosa, con fiammiferi e diavolina attaccati. Dalla parte opposta della galleria poco prima era stato incendiato un pozzetto. I danni quella volta furono limitati.

E sempre a Rovezzano, contro la caserma dei carabinieri, nella primavera 2016 vennero lanciate delle molotov. Quest’ultimo, tra l’altro, è uno degli episodi contestati ad alcune delle 28 persone imputate al processo di Firenze. Mentre la tensione, non solo nelle stazioni ferroviarie ma anche al tribunale è stata alta per tutto il giorno, il ministro Salvini in prefettura, e poi durante un sopralluogo con gli inquirenti a Rovezzano, ha parlato “di un evidente atto criminale”, di “sabotaggio”, ma ha assicurato che non resterà impunito e chiede di verificare ‘eventuali contatti con i no Tav’. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella ha detto “che la città non si farà intimorire”.

(di Domenico Mugnaini/ANSA)

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