Giallo sulla morte di Dillinger, gangster-eroe degli anni ’30

Foto di John Dillinger
John Dillinger ai 21 anni in una scheda della polizía. (Time Magazine)

WASHINGTON. – E’ giallo sulla morte di John Dillinger, uno dei più famosi gangster degli anni della Grande Depressione, ucciso a soli 31 anni dall’Fbi dopo esserne diventato il “Nemico pubblico” numero uno, titolo anche del film interpretato da Johnny Depp nel 2009.

Uno dei suoi nipoti, Michael C. Thomson, ha ottenuto dal dipartimento sanità dell’Indiana l’autorizzazione a far riesumare il corpo, a metà settembre. Nella sua richiesta non ha fornito spiegazioni.

Ma secondo Susan Sutton, una storica dell’Indiana Historical Society, l’obiettivo è fare luce sulle teorie cospirative secondo cui Dillinger non sarebbe sepolto al cimitero di Crown Hill, diventato negli anni una vera e propia attrazione turistica. Tra le ‘leggende’ c’è anche quella che l’Fbi sia caduta in un tranello e abbia ammazzato l’uomo sbagliato.

L’operazione non sarà facile perché il padre del boss fece coprire la bara con quattro lastre di cemento e rottami di ferro, per il timore che il corpo fosse profanato o addirittura trafugato.  Alla famiglia erano infatti stati offerti soldi per prestare il cadavere ed esibirlo in alcune mostre.

Del resto Dillinger era diventato un eroe popolare, una sorta di Robin Hood. Quando svaligiava le banche, bruciava i registri contabili su cui erano annotati i debiti e le ipoteche delle persone in quegli anni di grandi difficoltà economiche, riuscendo ad attirare su di sé la gratitudine di tanti clienti a corto di denaro e la simpatia di buona parte dell’opinione pubblica.

Il gangster si era inoltre creato una immagine iconica da rapinatore fascinoso ed elegante, con un cappello alla moda e impeccabili abiti sartoriali, insieme al suo inseparabile mitra Thompson.

Aveva cominciato la sua carriera criminale a 21 anni, rapinando la drogheria vicino a casa, a Mooresville, nell’ Indiana. Poi diventò il capo di una gang che mise a segno decine di colpi, uccidendo una decina di persone.

Si alleò anche con la gang di un altro noto criminale dell’epoca, “Baby Face” Nelson, che era ben più rude e privo di scrupoli e che assieme a lui  arrivò a dividersi la fama di “nemico pubblico”.  Per far perderé le sue tracce, Dillinger tentò persino di cancellare le proprie impronte digitali con l’acido.

Incarcerato due volte, riuscì sempre ad evadere. Ma l’ultima fuga, nel 1934 a Crown Point, Indiana, gli fu fatale perché prese in ostaggio alcuni agenti e rubò la vettura del direttore del carcere con la quale varcò il confine dello stato, facendo scattare una grande caccia all’uomo da parte dell’Fbi.

Quattro mesi dopo fu identificato e ucciso a tradimento con cinque colpi d’arma da fuoco da alcuni agenti federali mentre usciva da un cinema di Chicago, dopo aver visto il film poliziesco Manhattan Melodrama con Clark Gable, insieme alle prostitute Polly Hamilton e Ana Cumpanas.

Fu quest’ultima a tradirlo, la “donna in rosso”, come fu poi chiamata per il colore dell’abito indossato (in realtà una gonna arancione) per farsi riconoscere dalla polizia. Sempre che si trattasse di Dillinger.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)