La guerra totale dei Maya, cambia la storia della loro fine

Reperti archeologici di una città Maya.
Reperti archeologici di una città Maya.

ROMA. – Una nuova, importante scoperta archeologica potrebbe aiutare a fare luce su uno dei misteri dell’umanità, la fine del popolo Maya. Un recente studio, i cui risultati saranno pubblicati questa settimana in un articolo online su Nature Human Behaviour, ha infatti rivelato che l’antico popolo precolombiano ricorreva alla guerra totale anche in un periodo di prosperità e raffinatezza culturale, ovvero nel cosiddetto periodo classico (250-950 d.C.), e non solo per motivi religiosi, ma per desiderio di conquista: a quanto emerge i Maya si impegnarono in una guerra violenta che portò alla distruzione diffusa di una città molto prima di quanto si pensasse in precedenza.

A condurre le ricerche, iniziate nel 2013 (e poi condotte sul campo tra il 2016 e il 2018), un team composto da David Wahl, Lysanna Anderson, Francisco Estrada-Belli e Alexandre Tokovinine: interpretando i risultati, gli studiosi sono arrivati alla conclusione che non è dunque la pratica bellica del periodo classico terminale (800-950 d.C.) il motivo della fine di questa grande civiltà.

La conferma arriva da una straordinaria convergenza di evidenze: dapprima la scoperta del glifo dell’emblema di Witzna, una antica città Maya; poi quella della menzione della stessa Witzna in un’iscrizione geroglifica a Naranjo – città Maya a sud di Witzna, in quello che oggi è il nord del Guatemala – in cui si afferma che il 21 maggio 697 d.C. la città fu attaccata e bruciata per la seconda volta; infine, il collegamento di questa iscrizione a prove paleoambientali raccolte in un lago adiacente a Witzna, dove è stato rilevato uno strato di carbone derivante da un incendio databile all’ultimo decennio del VII secolo d.C..

I risultati dello studio, che ha ricevuto il sostegno della National Science Foundation, US Geological Survey, Fundacion PACUNAM, National Geographic Society, Alphawood Foundation, Middle American Research Institute presso Tulane University e University of Alabama (il progetto è stato autorizzato dal ministero della Cultura e dello Sport del Guatemala), sfidano dunque le teorie secondo le quali la guerra totale impegnò i Maya solo nel periodo classico terminale, costituendo una delle cause della fine della loro civiltà.

“E’ una scoperta molto importante, con una convergenza abbastanza unica tra i dati archeologici e paleoambientali. Questi risultati noi studiosi li immaginavamo già, ma ora finalmente abbiamo una prova concreta. Adesso si spera che cambino i paradigmi sulla storia dei Maya e su cosa fosse la guerra per loro”, spiega al telefono con l’ANSA Francisco Estrada-Belli.

“Si è sempre pensato che i Maya facessero guerre rituali o per acquisire prestigio, invece le prove dimostrano che non è vero: questo popolo entrava in guerra per conquistare, esattamente come facevano i Romani e gli Assiri. L’iscrizione trovata a Naranjo ci dice che nel 697 d.C. Witzna fu bruciata per per un evento bellico e nei sedimenti lacustri abbiamo trovato uno strato di carbone che corrisponde a un incendio databile proprio al 697 d.C..”. “I Maya hanno sempre fatto la guerra totale – conclude – non è dunque quella la causa della fine della loro civiltà, dobbiamo ricercare altri motivi”.

(di Marzia Apice/ANSA)