Ponte Morandi un anno dopo, Genova vive tra memoria e rinascita

Un'immagine del ponte Morandi a Genova durante il tramonto.
Un'immagine del ponte Morandi a Genova durante il tramonto. (ANSA)

GENOVA. – 14 agosto 2018. Diluvia su Genova. E’ allerta arancione. Alle 11.36’34” del mattino un fulmine schiocca per un attimo in cielo. In quell’istante crolla il viadotto sulla A10 che qui tutti chiamano ‘Ponte di Brooklyn’. Era il ‘Ponte Morandi’. 43 vite in viaggio spezzate in pochi secondi, accartocciate sotto tonnellate di cemento armato. La più piccola è stata Samuele, 8 anni, una vita appena cominciata. 16 i feriti.

Quando si abbassa la polvere ci si rende conto che il dolore non passerà mai più ma Genova, con il suo ostinato orgoglio, asciuga le lacrime e si rimbocca le maniche. Per questo quel giorno è storia di morte e, insieme, storia di resurrezione di un’intera città.

Quella mattina Giovani Arleo era in turno al 112 e ha preso la prima telefonata di allerta: “Io quella telefonata me la ricordo benissimo. E per molto tempo non sono riuscito a ‘riascoltarla’ quando la mandavano in onda per tv o per radio. Mi faceva male”.

Il governatore Giovanni Toti arriva su un’auto della protezione civile: “Mi sono passate davanti agli occhi le immagini della distruzione di Pristina, di Mitrovica, l’orrore della guerra in Iraq che ho vissuto come giornalista. Ricordo l’odore delle macerie, del fumo. Ci siamo guardati col sindaco e abbiamo capito che oltre al dolore dovevamo reagire. Subito”.

Sul Polcevera si contano i morti. Ma è tempo del miracolo di Gian Luca Ardini, vivo nel furgone appeso alle macerie. 281 nuclei familiari vengono sfollati. Entro un’ora vengono attivate 13 sale operatorie al S.Martino, una camera mortuaria.

“E’ stato devastante – ha detto Nadia Nurra, coordinatrice del personale infermieristico -. Ricordo ogni istante, come quella madre che non ha voluto vedere il volto del figlio e l’ha riconosciuto dagli occhiali”. Si scava. Si aiuta chi ha perso la casa mandandolo negli alberghi. Intanto scendono in campo gli strumenti della politica.

Il Governo nomina Toti commissario per l’emergenza, a ottobre il sindaco Bucci è commissario per la ricostruzione. Tra i punti principali la garanzia fino a 360 milioni, la cig straordinaria per cessazione di attività fino a un massimo di 12 mesi. Prima di Natale, firmati tutti i provvedimenti attuativi per le agevolazioni e le misure di supporto per le imprese e i lavoratori colpiti.

Risarcimento per le aziende che hanno registrato un calo del fatturato nelle zone attorno al Morandi, una tantum per commercianti e lavoratori autonomi. Indennizzi per gli autotrasportatori. La vita del porto e dei quartieri si è fermata ma è necessario farla ripartire. Gli sfollati hanno una casa nuova in due mesi, i primi in una settimana. Si crea una viabilità alternativa aprendo una strada nuova (‘la Superba’) in meno di un mese.

Genova ha il cuore duro ma sa essere generosa. E il primo atto fatto col cuore arriva da Renzo Piano, l’archistar che ha radici a Genova e la sua arte sparsa per il mondo. Arriva in Regione col progetto: un ponte nuovo, per “l’orgoglio e la bellezza della città”.

E’ il 28 agosto: i monconi del Morandi sono in piedi ma Genova, che piange i suoi morti in un funerale collettivo, guarda l’orizzonte. Scelti i demolitori (Omini, Fagioli e Ipe) e i ricostruttori (Fincantieri e SaliniImpregilo) s’inizia a lavorare. In città sfila la politica che conta.

C’è crisotilo nelle pile di cemento e i demolitori scelgono di smontarle a pezzi. Un lavoro di alta ingegneria che ruba tempo. Dall’altra parte del Polcevera si opta per l’esplosione. E esplosione è stata, sotto gli occhi del mondo: 3.600 sfollati, sei secondi per sbriciolare il moncone. Si abbattono le case espropriate.

E mentre si distrugge da una parte si costruisce dall’altra: a poche ore dall’anniversario, si vede nascere dal terreno la pila n.9, simbolo della rinascita: PerGenova annuncia che presto si ‘alzeranno’ altri due piloni. Bisogna far presto: “il ponte deve esser pronto per il 2020″ ha detto Bucci.

E i magistrati cercano cause e responsabilità: 71 indagati, tra cui i vertici di Aspi, accusati a diverso titolo di crollo colposo, attentato sicurezza trasporti, falso, omicidio colposo e omicidio stradale colposo plurimo, lesioni colpose e lesioni stradali colpose. Indagate Aspi e Spea.

Il governo vuol togliere a Aspi la concessione. S’infiamma la polemica politica. La società provvede a risarcimenti e contributi. Questa storia non è ancora finita. Genova non dimenticherà mai quel giorno, perché i ricordi sono il cemento di una comunità: erano le 11.36’34” del mattino del 14 agosto 2018.

(di Chiara Carenini/ANSA)

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