Lega, manovra “pronta” con flat tax. Ma è rebus risorse

Salvini a Taormina
Il vicepremier leghista Matteo Salvini a Taormina , 11 agosto 2019. (ANSA/Carmelo Imbesi)

ROMA.- Dalla Lega si dicono sicuri: la legge di bilancio 2020 è “pronta” e mette al centro le imprese, facendo perno sulla flat tax al 15%. Ma le risorse-fantasma, che al momento fanno intravedere una manovra finanziata gran parte in deficit, farebbero sollevare inevitabilmente i paletti europei.

E il crollo della maggioranza, paralizzando i lavori parlamentari, rischia di mandare in stallo diversi progetti sbloccati dal Cipe, con un impatto su investimenti e crescita.

Il Cipe, lo scorso 24 luglio, aveva sbloccato 12,5 miliardi di risorse aggiuntive per Anas e 15,4 miliardi per investimenti su Rfi: provvedimento, quest’ultimo, per il quale serve ancora il via libera delle commissioni parlamentari competenti, su cui a questo punto pende un punto interrogativo.

Non solo: anche alcuni dei progetti sbloccati dal Cipe il primo agosto (30 miliardi totali) non hanno finito l’iter: se è a buon punto l’Asti-Cuneo e su Genova il sindaco e commissario per la ricostruzione Marco Bucci rassicura (“ho avuto garanzie”), per la Ragusa-Catania è necessario un altro passaggio al Cipe a settembre.

La Lega punta tutto sullo shock fiscale in manovra. “La manovra economica per il 2020 è pronta, andiamo al voto e con la fiducia degli elettori la attueremo” puntando su flat tax al 15% per pensionati e lavoratori, saldo e stralcio per le imprese in crisi aziendale, abolizione della Tasi”, dice il sottosegretario al Ministero dell’Economia Massimo Bitonci.

“Toglieremo il freno a mano allo sviluppo” mettendo al centro della manovra “le imprese”, rafforza il messaggio il viceministro legista all’Economia Massimo Garavaglia.

Tuttavia la manovra parte con una zavorra di 23 miliardi necessari per disinnescare gli aumenti automatici dell’Iva inseriti nel Def: non trovare risorse alternative significherebbe portare il deficit al 3% andando allo scontro con l’Europa.

Secondo l’Upb, gli effetti di trascinamento sul 2020 dei risparmi concordati a giugno con l’Ue per evitare una procedura d’infrazione verrebbero mangiati da una crescita che si preannuncia ben inferiore allo 0,8% stimato nel Def. Servirebbero poi almeno tre miliardi per le spese indifferibili.

Il finanziamento della flat tax, anche incamerando gli 80 euro del “bonus Renzi”, richiederebbe 5-6 miliardi. Un’abolizione tout court della Tasi costerebbe oltre un miliardo. Oltre 30 miliardi da trovare, dunque, mentre sul fronte delle risorse dal “saldo e stralcio” il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate Antonino Maggiore aveva indicato a giugno una cifra fra uno e poco più di due miliardi.

L’Upb stima 2,4 miliardi di risparmi nel 2020 dal minor tiraggio di “quota 100”. Il resto – tolti questi quasi cinque miliardi di risorse – andrebbe cercato dai tagli di spesa messi sul tavolo dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, anche se al Mef, ora, sono in stand-by in attesa degli sviluppi politici.

Tutto ciò senza contare la richiesta di aggiustamento strutturale da 10 miliardi, lo 0,6%, che Bruxelles avanza ogni anno visto l’alto debito, e che, per essere ridimensionato, va trattato con la Commissione.