Borse indietro di 6 mesi, ma Milano batte Francoforte

Borsa di Francoforte
La borsa di Francoforte. (Wikipedia)

MILANO.- In piena estate è tornato l’inverno per le principali borse europee, che hanno bruciato oggi 134 miliardi di euro. Il livello dell’indice Stoxx 600 (-1,68% a 366 punti), che raccoglie i 600 principali titoli per capitalizzazione, si è portato a metà agosto a quello dello scorso 14 febbraio.

La Borsa di Milano ha chiuso in forte calo (-2,53%) ma da da inizio anno ha fatto meglio di quella di Francoforte, nonostante il balzo del debito pubblico italiano al livello record di 2.386 miliardi di euro.

Piazza Affari rispetto allo scorso dal 2 gennaio è sopra infatti del 9,26%, mentre Francoforte la tallona con un +8,84%.

Le borse europee si sono trovate in mezzo a un forte temporale estivo, frutto della convergenza tra la crisi politico-finanziaria dell’Argentina, con la Borsa di Buenos Aires in calo del 4%, e quella politica ad Hong Kong (índice Hang Seng +0,08%), dove si teme l’intervento dell’esercito cinese per fermare i dimostranti.

Un intervento che potrebbe far scattare sanzioni Usa nei confronti della Cina, con inevitabili ritorsioni di Pechino, che porterebbero alla rottura delle trattative sui dazi, previste in ripresa il prossimo mese di settembre. Proprio la guerra dei dazi ha colpito con forte intensità in pochi mesi l’economia europea.

La locomotiva tedesca ha frenato ed è ferma su una linea morta. Della vigilia è il calo da -24,5 a -44 punti dell’indice Zew della fiducia degli investitori. Di oggi invece il passo indietro (-0,1%) del Pil trimestrale, dopo l’aumento dello 0,4 registrato nel primo trimestre dell’anno.

L’industria tedesca ha sofferto proprio nel suo punto di maggior forza, quello delle esportazioni, messa a dura prova dalle tensioni nel commercio estero mondiale, dalle tensioni tra Cina e Usa al nodo della Brexit.

Forte è stata la pressione sugli investimenti nel settore dell’edilizia, con ripercussioni anche sul mercato del lavoro. Difficoltà che, come testimonia il dato Eurostat di giugno, si sono allargate in tutta Europa, con la produzione industriale dell’Eurozona scesa dell’1,6% e quella dell’intera Ue dell’1,5%.

A maggio era aumentata rispettivamente dello 0,8 e dello 0,9%. In Italia il calo è stato dello 0,2%, più alto invece in Irlanda (-8,8%), Portogallo (-4,5%), Francia (-2,3%) e Germania (-1,8%).

Un effetto domino dovuto alla guerra dei dazi scatenata dal presidente Usa Donald Trump per proteggere l’economia americana, che però mostra il fianco, con il Dow Jones, ancora aperto, in calo del 2,3% ed il Nasdaq del 2,6%.

In Europa soffre l’industria automobilistica, con il colosso francese Psa (-2,92% a Parigi) che ripensa la propria presenza nel Celeste Impero, mentre le tedesche Daimler (-3,07%), Bmw (-2,36%) e Volkswagen (-2,11%), soffrono la loro esposizione negli Usa.

Nella vigilia il colosso tedesco della chimica Henkel ha ribassato le stime sui ricavi, perdendo in Borsa il 7,5%, per lasciare sul campo oggi un altro 1,22%. Sotto pressione anche i tecnologici. La tregua di giovedì sui dazi ha ridato fiato ai principali titoli solo per un giorno.

Oggi infatti hanno prevalso le prese di beneficio sulla italo-francese Stm (-4,47%) e sulla tedesca Infineon (-5,52%), mentre Apple lascia sul campo il 2,69% a New York.

(di Paolo Verdura/ANSA)