La Cina punisce Hong Kong e punta tutto su Shenzhen

Shenzen
Una veduta della bahia di Shenzhen. (Wikipedia)

PECHINO.- Prima ancora che la manifestazione pacifica pro-democrazia di domenica si concludesse a Hong Kong con 1,7 milioni di adesioni, da Pechino è partito un altro pesante affondo dai gravi risvolti economici verso l’ex colonia. Il Comitato centrale del Pcc e il governo centrale hanno dato il via libera al documento per accelerare l’integrazione della cosiddetta “Greater Bay Area”, facendo di Shenzhen il perno dell’area a danno di Hong Kong e Macao.

La città del Guangdong, che confina con gli ex territori britannici, ha chiuso il 2018 con un Pil di 352 miliardi di dollari (+7,6% annuo) a fronte dei 363 miliardi di Hong Kong (in frenata a +3%): il sorpasso tra le due città è atteso già quest’anno, con l’ex villaggio di pescatori divenuto in trent’anni il fiore all’occhiello dell’impetuosa crescita cinese, specializzandosi nell’alta tecnologia.

Nel mezzo delle turbolenze pro-democrazia nell’ex colonia, Pechino è passata al contrattacco volendo fare di Shenzhen “un posto migliore” di Hong Kong, fino a qualificarla come un’area pilota del “socialismo con caratteristiche cinesi”, hanno riportato i media ufficiali cinesi.

Puntando al “rafforzamento economico e allo sviluppo qualitativo”, entro il 2025 sarà una delle migliori città al mondo, mentre nel 2035 “guiderà il mondo” quanto a competitività economica complessiva.

Sarà inoltre rafforzata la pratica “un Paese, due sistemi”, finora seguita dalle amministrazioni speciali di Hong Kong e Macao, “arricchendo continuamente il senso di identità e di coesione dei compatrioti delle due ex colonie”.

Per Hong Kong, quindi, non ci sarebbe alternativa alla temuta normalizzazione, ma gli attivisti hanno promesso anche oggi che il programma di manifestazioni proseguirà dopo la prova muscolare di ieri per l’intera settimana.

Già domani, in base ai piani diffusi su un account di Telegram dei manifestanti, un evento coinvolgerà gli studenti delle scuole superiori. Un gruppo di attivisti ha tenuto nel pomeriggio una “conferenza stampa dei cittadini”, trasmessa anche in streaming.

“La gran parte delle proteste è stata pacifica. La maggior parte della popolazione di Hong Kong vuole andare avanti. Dopo due mesi e mezzo sembra che il governo di Hong Kong non abbia risposto alle nostre cinque domande. Io auspico una rapida decisione del governo locale in modo che non si debba più protestare”, ha detto Chris Wang parlando in cantonese e con il volto rigorosamente coperto, in risposta ad una domanda su cosa prevarrà in futuro tra l’attivismo pacifico e quello violento.

La polizia intanto, dopo i duri scontri in aeroporto della scorsa settimana, ha riconosciuto che il raduno di domenica a Victoria Park è stato “generalmente pacifico”, rimarcando il dispiacere per le intemperanze avvenute in serata all’Admiralty con il lancio di oggetti pesanti e l’uso dei laser contro gli agenti. Una tregua, per ora, guardando già alle prossime manifestazioni.

L’assedio dei media ufficiali cinesi ai “rivoltosi” di Hong Kong ha registrato, da ultimo, la versione adattata del testo del pastore tedesco Martin Niemoller dedicata alla codardia degli intellettuali di fronte all’ascesa di Adolf Hitler e alle persecuzioni delle minoranze fino all’Olocausto.

É apparsa sull’account Twitter della Cctv, la tv statale con quasi 800.000 follower: si parla, sull’operato degli attivisti, “di libertà di stampa calpestata” e di “cattura e tortura degli autisti”.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)