Conte prepara il G7, ma resta incognita Commissario Ue

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo studio a Palazzo Chigi, Roma.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo studio a Palazzo Chigi, Roma. ANSA/FILIPPO ATTILI UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI

ROMA. – Mentre al Quirinale proseguono le consultazioni, Giuseppe Conte si prepara al G7 di Biarritz da premier dimissionario. Un appuntamento, quello del fine settimana in Francia con i Grandi della Terra, cui il presidente del Consiglio parteciperà da premier uscente, pur se in carica per il disbrigo degli affari correnti.

Non è, tuttavia, la prima volta che un premier si presenta a un G7 da ‘anatra zoppa’: andando indietro nel tempo si trova un precedente nel 1987, quando Amintore Fanfani presiedette un vertice dei sette Grandi a Venezia da presidente del Consiglio di un governo balneare che non ottenne mai la fiducia.

Ma per l’Italia l’appuntamento internazionale più ‘caldo’ in questi giorni di crisi di governo è rappresentato dalla formazione della nuova Commissione europea. La busta contenente il nome del candidato italiano per la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen deve arrivare a Bruxelles entro il prossimo 26 agosto, ma tutto sembra essere in alto mare.

La casella di Commissario Ue, a prescindere dal portafoglio che alla fine andrebbe all’Italia, potrebbe rientrare nella trattativa per la formazione di un nuovo esecutivo. Una scelta governativa che cade però in un momento in cui un governo non c’è e si cerca di formarne uno nuovo. Comprensibile dunque che il nome del ministro europeo entri nel grande gioco di equilibri tra le forze che comporranno la maggioranza del nuovo esecutivo.

Secondo i ‘rumor’ di Transatlantico, se si arrivasse ad un accordo tra il Pd e il M5S, a fronte della indisponibilità dichiarata da Giuseppe Conte per la poltrona europea, i pentastellati potrebbero cedere ai dem quella posizione, e in quel caso sarebbero in ascesa le quotazioni di Enrico Letta. L’ex premier si trincera dietro un rigoroso ‘no comment’: “nulla so e di nulla parlo”, ha detto ai cronisti che sul tema lo hanno interpellato al Meeting di Rimini.

Se, invece, la prospettiva del governo rosso-giallo non si concretizzasse, le ipotesi sono diverse. Un candidato “chiavi in mano” per il suo curriculum europeo sarebbe il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, che in passato è stato Giudice della Corte Ue oltre che segretario generale della Commissione.

Ma circola anche un altro nome, quello di Enrico Giovannini, presidente dell’Asvis, ex presidente dell’Istat ed ex ministro del Lavoro del governo Monti: in quest’ultimo ruolo ha conosciuto e lavorato fianco a fianco ad Ursula von der Leyen che era la sua omologa nel governo tedesco e che ha avuto modo di apprezzarlo.

(di Francesco Bongarrà/ANSA)

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