Seul ferma lo scambio di intelligence con il Giappone

Stretta di mano Corea del Sud e Giappone
IL presidente di Corea del Sur, Moon Jae-in, con il primo ministro giapponese Shinzo Abe, a Tokio, nel maggio 2018. (Hispantv)

PECHINO.- La Corea del Sud ha deciso di non estenderà il patto sullo scambio di informazioni militari con il Giappone non essendo più in linea con gli “interessi nazionali”.

Lo scontro diplomatico ed economico tra i Seul e Tokyo, i più stretti alleati degli Stati Uniti nel Nordest asiatico, ha toccato oggi nuovi e gravissimi picchi nel momento peggiore, quando la Corea del Nord è tornata a far sentire tutto il suo potenziale bellico con la ripresa dei lanci di missili e Washington è nel mezzo della guerra commerciale con la Cina.

La rottura è maturata malgrado gli sforzi di Washington, da ultimo con l’inviato speciale americano sul nucleare del Nord,  Stephen Biegun, in missione ieri a Seul.

Gli Usa incoraggiano però le parti a “ricomporre le divergenze”, ha affermato il portavoce del Pentagono, Dave Eastburn: “Noi tutti siamo più forti e il Nordest asiatico è più sicuro quando Usa, Giappone e Corea del Sud lavorano insieme con solidarietà e amicizia. Lo scambio di intelligence è vitale per lo sviluppo delle nostre comuni politiche e strategie di difesa”.

Mentre il Giappone ha definito “estremamente spiacevole” la mossa di Seul, anticipando che sarebbe stata inoltrata una protesta formale.

Il patto era uno dei mezzi di cooperazione siglato a noviembre del 2016 per meglio affrontare le minacce regionali, a partire dalle intemperanze di Pyongyang, tra test di missili nucleari e l’attivismo di Paesi come Cina e Russia.

L’accordo, noto come General Security of Military Information Agreement, è l’ultimo passo del peggioramento delle relazioni diplomatiche partito dalle vecchie questioni mai risolte sul periodo dell’occupazione militare di Tokyo della penisola coreana e della fase bellica.

Il contenzioso è partito dalle compensazioni ai sudcoreani costretti a lavorare nelle fabbriche nipponiche. I tribunali del Sud hanno cominciato a porre sotto sequestro i beni nel Paese delle aziende giapponesi coinvolte.

Tokyo, di riflesso, ha proposto a maggio di formare un collegio arbitrale: al rifiuto, è scattato lo stop all’export di materiali sensibili al Sud per produrre semiconduttori e display, dando il via alla rottura della catena di produzione e distribuzione nipponico-coreano che è l’architrave economica in Estremo oriente e non solo. Poi, un crescendo di ritorsioni fino agli scenari odierni.

Entro il 24 agosto le parti avrebbero dovuto comunicare con notifica scritta l’intenzione di recedere, evitando il rinnovo tacito per un ulteriore anno. La spiegazione di Seul è di un “grave cambio” delle condizioni per la cooperazione.

Tokyo, del resto, ha cancellato a inizio agosto il Sud dalla ‘lista bianca’ dei partner commerciali affidabili “senza fornire alcuna chiara spiegazione”, ha commentato Kim You-geun, vice direttore del Ufficio sulla sicurezza nazionale della Presidenza sudcoreana.

La ministra degli Esteri Kang Kyung-wha ha rassicurato sul fatto che la decisione sia da considerare sganciata dai rapporti Usa-Sud. “E’ completamente separata e l’alleanza continuerà a rafforzarsi”, ha detto Kang, di ritorno dalla ‘trilaterale’ di Pechino con gli omologhi cinese Wang Yi e giapponese Taro Kono.

Anche l’ultimo tentativo di ieri in Cina, tra Kang e Kono, non ha prodotto la svolta. Lo scollamento del fronte Seul-Tokyo non può che essere visto con favore dalle vicine potenze Cina e Russia, e naturalmente dalla Corea del Nord.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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