Amazzonia, dispiegato l’esercito contro gli incendi

Incendi nella municipalità di Nova Santa Helena, nel Mato Grosso, Brasile.
Incendi nella municipalità di Nova Santa Helena, nel Mato Grosso, Brasile.(ANSA/AP Photo/Leo Correa)

ROMA. – Migliaia di soldati e mezzi in campo per combattere le fiamme che devastano l’Amazzonia polmone del mondo non bastano a spegnere le polemiche in Brasile contro il presidente Jair Bolsonaro, finito nel mirino delle proteste crescenti.

Nel pomeriggio di sabato, i soldati brasiliani hanno iniziato le operazioni per contenere gli incendi, con un primo intervento compiuto da un aereo militare, e si preparano a dispiegare una forza di circa 44.000 uomini, tra Esercito, Aviazione e Marina.

L’annuncio era arrivato 24 ore prima in un discorso televisivo del presidente accolto dalle proteste di migliaia di persone scese in strada nelle principali città del Paese. A San Paolo, sull’Avenida Paulista – arteria principale del centro della metropoli – decine di migliaia di manifestanti hanno bloccato il traffico, prima di sfilare verso la sede dell’agenzia di protezione ambientale Ibama.

A Rio i dimostranti hanno attraversato il centro della città ripetendo slogan contro Bolsonaro e chiedendo le dimissioni del suo ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles. Ovunque sono risuonate rumorose le proteste a colpi di pentole, le ‘paneladas’, le stesse usate nel 2016 contro Dilma Rousseff e lo scorso anno contro Michel Temer.

Nel mirino dei manifestanti le politiche del governo, che avrebbero favorito uno sviluppo selvaggio in Amazzonia per favorire il business agroalimentare. “Boicotta la carne brasiliana”, era uno dei cartelli nelle manifestazioni. Secondo gli esperti, gli incendi in Amazzonia sono stati causati dagli agricoltori, che sono usi appiccare le fiamme in questa stagione per garantire nuovi pascoli.

Ma, accanto a questo, i roghi – cresciuti dell’85% in un anno – hanno anche l’obiettivo di deforestare vaste zone, per poi poterle sfruttare in modo industriale. Bolsonaro per parte sua punta l’indice contro i governatori degli Stati del nord, che “non muovono un dito” contro i roghi. In nove gli hanno chiesto un incontro urgente per affrontare l’emergenza.

Secondo indiscrezioni stampa, i governatori accusano Bolsonaro di aver “sottovalutato” il problema. Intanto l’emergenza mostra tutta la sua drammaticità: nello Stato di Rondonia i ricoveri ospedalieri sono triplicati.

(di Claudio Accogli/ANSA)

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