Basilica Sant’Antonio, caccia al Giotto nascosto

Basilica di Sant'Antonio a Padova, l'Altare maggiore.
Basilica di Sant'Antonio a Padova, l'Altare maggiore.

PADOVA. – Non smette di rivelare nuovi tesori d’arte la Basilica di Sant’Antonio a Padova. Grazie a recenti restauri nella cappella della “Madonna Mora” sono ritornati alla luce nuovi affreschi, attribuibili a Stefano di Benedetto da Ferrara (1350), ma, soprattutto, innovative indagini diagnostiche nella Sala del Capitolo prospettano “concretamente la possibilità di nuove scoperte del tempo di Giotto” afferma la Veneranda Arca del Santo.

La Sala del Capitolo originariamente era decorata con un ciclo d’affreschi attribuiti a Giotto, di cui rimangono poche tracce. Ora nuove indagini per verificare lo stato di conservazione degli affreschi e dei dipinti presenti si sono concentrate si sono concentrate sulla parte alta della parete, in particolare all’altezza del finto timpano affrescato alla metà del Seicento, dove è visibile lo stemma francescano.

Su due porzioni di intonaco scoperte duranti i lavori effettuati prima del 1900, le nuove indagini rivelano due frammenti di una crocifissione, probabilmente – spiega la Veneranda Arca – eseguita da Giotto nella sala.

In numerosi punti, le porzioni visibili di affresco si estendono con continuità al di sotto dell’affresco seicentesco; inoltre, indagini di dettaglio effettuate con immagini ad altissima frequenza (THz imaging) nella zona centrale del dipinto indicano la presenza di microstrutture riferibili ad una aureola con scanalature e riflettore dorato.

Prendendo a modello, per la possibile distribuzione delle figure, la crocifissione giottesca del Convento di S. Croce a Villa Verucchio (Rimini), – hanno concluso gli studiosi – la zona su cui si indaga dovrebbe riferirsi all’aureola della testa del Cristo in croce, quindi ancora presente nella zona centrale del dipinto.

“È stato dunque possibile concludere – spiega la Veneranda Arca del Santo – che con buona probabilità esistono ampie porzioni dell’affresco giottesco da recuperare sotto lo strato superficiale”.