Putin sconfitto nel voto a Mosca, ma tiene altrove

Putin si accinge a votare nella giornata elettorale di domenica scorsa. (El Pais)

MOSCA. – Nessun terremoto – com’era prevedibile – ma interessanti segnali di vitalità da parte della ‘maggioranza silenziosa’ dei russi, stanchi dello status quo. É quanto rivela una prima analisi del voto alle amministrative di domenica.

Il caso più eclatante è certo quello di Mosca, dove il partito di Vladimir Putin cede circa un terzo dei seggi a favore dell’opposizione, ‘sistemica’ e non. Tanto da spingere Alexei Navalny, l’ex blogger spina nel fianco dello zar, a definire “un successo” la sua strategia del ‘voto intelligente’, lanciata per bloccare i candidati legati a Russia Unita.

Il voto della capitale, nonostante l’affluenza modesta (poco sopra il 21%), ha in effetti certificato come l’estate dello scontento, dovuta all’esclusione di molti volti noti dell’opposizione dalla contesa elettorale, abbia avuto un peso in termini di consenso.

Il Partito Comunista ha infatti vinto ben 13 seggi mentre Yabloko, storica sigla socialdemocratica, è riuscito a piazzare tre suoi candidati – quattro se si aggiunge l’indipendente Darya Besedina, sostenuta dal partito.

Tre seggi se li è aggiudicati poi, per la prima volta, Russia Giusta. Uno dei suoi candidati, Mohammed Yandiev, è riuscito a battere nel 45esimo distretto Valeria Kasamara, figura indipendente ma in realtà appoggiata da Russia Unita, proprio nel collegio in cui era stato bloccato Ilya Yashin, nome di peso dell’opposizione.

Che dal carcere, dove era stato rinchiuso in seguito alla manifestazione del 27 luglio, aveva fatto convergere le preferenze proprio su Yandiev. “Questa vittoria è anche mia”, ha commentato sorridente su Twitter.

Un altro sconfitto eccellente è senz’altro Andrei Metelsky, capo di Russia Unita a Mosca, evidentemente falciato dalle vide-inchieste di Navalny che hanno svelato il suo ingente patrimonio, di dubbia provenienza.

Alla fine, però, il sindaco Serghei Sobyanin può contare su almeno 23 seggi ‘amici’ (su 45 totali) tra candidati ufficiali di Russia Unita e nomi o sigle compiacenti. Dunque la maggioranza pare assicurata.

Fin qui la capitale. Poi c’è il resto del Paese. É qui le cose cambiano. In sedici regioni c’era da rinnovare i governatori e tutti e sedici i nomi del Cremlino hanno vinto senza problemi. O quasi. A San Pietroburgo sono state infatti registrate forse le ‘anomalie’ più gravi – balletto di percentuali sull’affluenza e opzioni di voto a domicilio ben oltre la media statistica – pur di aiutare il fedelissimo di Putin, Alexander Beglov.

Anche in questa tornata elettorale la sensazione dunque è che in diversi punti caldi ‘il potere’ abbia usato ogni mezzo a sua disposizione pur di piazzare i suoi uomini nei posti chiave. Navalny, dal canto suo, senza mezzi termini ha accusato Russia Unita di aver “rubato” almeno quattro seggi-chiave a Mosca.

In generale, secondo il segretario del Consiglio Generale di Russia Unita, Andrei Turchak, il partito ha raccolto in tutto il paese “il 60% dei consensi”. Dato che ha permesso al portavoce del Cremlino di cantare vittoria. “E’ andata molto, molto bene: possiamo aver ottenuto più seggi in alcuni posti e meno in altri ma nel complesso il partito ha mostrato la sua leadership a livello nazionale”, ha dichiarato.

Insomma, le elezioni in Russia sono quell’esercizio in cui ci sono millemila seggi in gioco ma poi alla fine vince Putin. Per ora.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)