Israele al voto, Netanyahu e Gantz alla sfida finale

Posters elettorali in Israele
Un ebreo ortodosso guarda i cartelloni elettorali del Likud di Netanyahu e quello Blu-bianco di Gantz. (REUTERS/Ammar Awad)

TEL AVIV. – La sfida finale è alle porte: domani gli israeliani andranno alle urne – la seconda volta quest’anno – per confermare Benyamin Netanyahu o dare una chance al suo grande rivale, Benny Gantz. Anche se con tutta probabilità bisognerà attendere le trattative post voto per conoscere con certezza il prossimo primo ministro di Israele.

Sia il Likud di Netanyahu sia il Blu-Bianco di Gantz sono appaiati negli ultimi sondaggi: 32 seggi ognuno su 120 alla Knesset. Per questo anche oggi non hanno risparmiato gli sforzi e gli interventi pubblici o sui social per stimolare le rispettive basi elettorali e soprattutto indurre gli indecisi a scegliere. L’affluenza sarà senza dubbio un dato determinante.

Non a caso Netanyahu e Gantz hanno puntato diritto agli elettori ricorrendo in queste concitate ore che precedono il voto a messaggi chiari. Netanyahu ha chiuso ogni appello con “solo un grande Likud impedirà un governo di sinistra e solo un grande Likud manterrà la destra al potere. Andate e votate Likud”.

Secondo il suo mantra, un governo Gantz non solo sarà di sinistra ma ingloberà anche rappresentanti degli arabi israeliani come Ayman Odeh della Lista Araba Unita, accusata tra l’altro di brogli.

E non è un caso che anche oggi, strizzando l’occhio all’ultradestra, abbia confermato alla Radio Militare la volontà di annettere, se rieletto, la Valle del Giordano e gli insediamenti ebraici in Cisgiordania. “Tutti”, ha insistito, compreso quello di Hebron, una delle più popolose città palestinesi dove vive un piccolo gruppo di israeliani.

Gantz, che secondo alcuni analisti ha affinato la sua strategia rispetto al voto di aprile, ha risposto colpo su colpo. “Sotto il mio governo, Blu-Bianco cambierà la direzione di Israele verso una maggiore democrazia. Stop alle divisioni che mirano a separare per governare”.

Questo appello all’unità del Paese è diventato uno dei leit motiv di Gantz. E implica, sul piano politico, un governo di unità per superare l’impasse di una coalizione che non avrebbe la maggioranza necessaria alla Knesset: potrebbe contare su 53-54 seggi, contro i 58-59 di quella di Netanyahu.

Il nazionalista laico Avigdor Lieberman sarebbe pronto, secondo i commentatori, ad appoggiare Gantz con i suoi 9 seggi previsti dai sondaggi, consentendogli così di governare.

Un’altra strada – sempre nel nome dell’unità nazionale – potrebbe essere per Gantz quella di un governo nazionale con il Likud, ma senza Netanyahu. “Saranno prese azioni rapide per formare un governo d’unione”, ha spiegato.

Poi ha aggiunto: “Sarà nell’interesse di tutti gli israeliani” e non per quello “di alcuni gruppi” come i partiti religiosi o gli abitanti degli insediamenti che, a suo giudizio, imbrigliano Netanyahu. Ora la parola passa agli elettori.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)

Lascia un commento