“Non solo stadi, iraniane vogliono altre apertura”

Un gruppo di donne iraniane arrestate per entrare allo stadio travestite da uomo. (Il Messaggero)

TEHERAN/IL CAIRO. – “Non c’è alcuna legge che proibisca alle donne di entrare allo stadio, e spero che in futuro potranno assistere anche ad incontri di campionato”.

Questo l’auspicio espresso all’ANSA dalla deputata Tayyebeh Siavoshi, presidente della commissione parlamentare per gli affari femminili, dopo l’annuncio del ministro dello Sport che le iraniane potranno assistere alle partite della nazionale.

La decisione è stata presa sull’onda della forte emozione provocata dal suicidio con il fuoco di Sahar Khodayari, la giovane tifosa arrestata mentre cercava di entrare allo stadio travestita da uomo. Ma sono tanti i campi in cui le donne iraniane si battono per ottenere maggiori diritti. E la Siavoshi è tra le principali fautrici di questi cambiamenti.

Si deve soprattutto a questa deputata, ad esempio, il tentativo di far approvare una legge contro il fenomeno delle “spose bambine”, per la verità limitato in Iran alle classi più disagiate e ad alcune zone rurali.

La nuova normativa prevedeva di innalzare da 13 a 16 anni per le ragazze, e da 15 a 18 per i ragazzi, l’età minima richiesta per il matrimonio. Nonostante l’appoggio manifestato lo scorso anno da ben 150 deputati su un totale di 290, non ha potuto essere discussa in aula perché la commissione Affari giudiziari l’ha giudicata contraria alla Sharia, la legge islamica.

“Ma il progetto è stato ripreso” da diversi parlamentari, sottolinea la Siavoshi, convinta che la normativa potrà essere dibattuta, grazie anche all’appoggio di alcune ong e qualche esponente religioso.

“Un’altra riforma – aggiunge la deputata – è in fase di elaborazione in Parlamento per riequilibrare i diritti tra uomini e donne in caso di divorzio”. Con la legge attuale, infatti, la decisione spetta quasi sempre all’uomo mentre “le donne non hanno diritto di chiederlo, tranne in alcuni casi”, quando riescono a provare che il marito non ottempera ai suoi doveri.

“Sfortunatamente – sottolinea ancora la presidente della commissione parlamentare – si è invece arenato un progetto di legge contro la violenza sulle donne, che il Parlamento ha inviato alla magistratura per la ratifica. Dopo alcuni mesi non abbiamo ancora ricevuto risposta”.

A vanificare gli sforzi di chi si batte per le riforme è il potere discrezionale riservato a chi ha la parola definiva sulle leggi. Per esempio il Consiglio dei Guardiani, dominato dai conservatori. Ma anche degli stessi giudici.

L’avvocato Mohammad Saleh Nikbakht, noto attivista per i diritti umani, sottolinea che “gli arresti di donne che cercano di entrare allo stadio o vanno in moto non sono legali, perché queste cose non sono proibite dalle leggi, nemmeno quelle islamiche”.

Queste giovani, dunque, vengono imprigionate solo sulla base di usanze e di una mentalità che forse richiederà “secoli” per essere superata. Una situazione difficile da cambiare, sottolinea ancora Nikbakht, nonostante le posizioni di apertura di alcuni importanti leader religiosi.

É’ il caso del Grande ayatollah Nasser Makarem Shirazi, che è arrivato ad emettere una fatwa per sostenere l’innalzamento dell’età minima per il matr

TEHERAN/IL CAIRO. – “Non c’è alcuna legge che proibisca alle donne di entrare allo stadio, e spero che in futuro potranno assistere anche ad incontri di campionato”.

Questo l’auspicio espresso all’ANSA dalla deputata Tayyebeh Siavoshi, presidente della commissione parlamentare per gli affari femminili, dopo l’annuncio del ministro dello Sport che le iraniane potranno assistere alle partite della nazionale.

La decisione è stata presa sull’onda della forte emozione provocata dal suicidio con il fuoco di Sahar Khodayari, la giovane tifosa arrestata mentre cercava di entrare allo stadio travestita da uomo. Ma sono tanti i campi in cui le donne iraniane si battono per ottenere maggiori diritti. E la Siavoshi è tra le principali fautrici di questi cambiamenti.

Si deve soprattutto a questa deputata, ad esempio, il tentativo di far approvare una legge contro il fenomeno delle “spose bambine”, per la verità limitato in Iran alle classi più disagiate e ad alcune zone rurali.

La nuova normativa prevedeva di innalzare da 13 a 16 anni per le ragazze, e da 15 a 18 per i ragazzi, l’età minima richiesta per il matrimonio. Nonostante l’appoggio manifestato lo scorso anno da ben 150 deputati su un totale di 290, non ha potuto essere discussa in aula perché la commissione Affari giudiziari l’ha giudicata contraria alla Sharia, la legge islamica.

“Ma il progetto è stato ripreso” da diversi parlamentari, sottolinea la Siavoshi, convinta che la normativa potrà essere dibattuta, grazie anche all’appoggio di alcune ong e qualche esponente religioso.

“Un’altra riforma – aggiunge la deputata – è in fase di elaborazione in Parlamento per riequilibrare i diritti tra uomini e donne in caso di divorzio”. Con la legge attuale, infatti, la decisione spetta quasi sempre all’uomo mentre “le donne non hanno diritto di chiederlo, tranne in alcuni casi”, quando riescono a provare che il marito non ottempera ai suoi doveri.

“Sfortunatamente – sottolinea ancora la presidente della commissione parlamentare – si è invece arenato un progetto di legge contro la violenza sulle donne, che il Parlamento ha inviato alla magistratura per la ratifica. Dopo alcuni mesi non abbiamo ancora ricevuto risposta”.

A vanificare gli sforzi di chi si batte per le riforme è il potere discrezionale riservato a chi ha la parola definiva sulle leggi. Per esempio il Consiglio dei Guardiani, dominato dai conservatori. Ma anche degli stessi giudici.

L’avvocato Mohammad Saleh Nikbakht, noto attivista per i diritti umani, sottolinea che “gli arresti di donne che cercano di entrare allo stadio o vanno in moto non sono legali, perché queste cose non sono proibite dalle leggi, nemmeno quelle islamiche”.

Queste giovani, dunque, vengono imprigionate solo sulla base di usanze e di una mentalità che forse richiederà “secoli” per essere superata. Una situazione difficile da cambiare, sottolinea ancora Nikbakht, nonostante le posizioni di apertura di alcuni importanti leader religiosi.

É’ il caso del Grande ayatollah Nasser Makarem Shirazi, che è arrivato ad emettere una fatwa per sostenere l’innalzamento dell’età minima per il matrimonio. Ma nemmeno questo è bastato finora per far passare la legge.

imonio. Ma nemmeno questo è bastato finora per far passare la legge.

(di Alberto Zanconato e Mojgan Ahmadvand/ANSA)