‘La promessa di Trump all’Ucraina, per azzoppare Biden’

Il presidente Donald Trump fa il saluto militare durante un atto ufficiale. (El Siglo de Torreon)

WASHINGTON. – “Caro presidente, se voi indagate di più su alcuni casi di corruzione, l’Ucraina potrebbe accrescere la sua reputazione e i suoi rapporti con gli Usa”: sarebbe più o meno questa la ‘promessa’ che Donald Trump fece  al nuovo leader ucraino Volodymyr Zelensky nel corso di una telefonata del 25 luglio scorso. Una versione che sarebbe confermata nei verbali di quel colloquio redatti dalle autorità di Kiev.

Nello Studio Ovale, ad ascoltare la conversazione, c’era anche un alto funzionario dell’intelligence in servizio presso la Casa Bianca, rimasto basito dalle parole del presidente.

Tanto da denunciare, preoccupato, la cosa ai suoi capi, fino a chiedere la protezione che viene assegnata ai “whistleblower”, le talpe, gli informatori che svelano fatti di grande rilievo e segretezza. E sì, perché i casi a cui Trump avrebbe fatto riferimento premendo per delle indagini da parte di Kiev sono ben precisi, e se affrontati avrebbero potuto spianare la strada per la rielezione del tycoon.

Uno dei casi riguarderebbe Joe Biden: Trump da tempo denuncia come l’ex vicepresidente minacciò l’Ucraina di tagliare gli aiuti Usa se non fosse stato silurato il corrotto procuratore generale di Kiev, quello che stava indagando su una società energetica nel cui board sedeva il figlio dello stesso Biden.

Trump inoltre potrebbe aver chiesto aiuto sul fronte di altre delicate indagini che potrebbero danneggiarlo, quelle sull’ex manager della sua campagna elettorale Paul Manafort, in carcere per frode fiscale e illegale azione di lobby proprio in Ucraina.

A svelare la pista ucraina è stato il Washington Post, ma in realtà è ancora un mistero cosa realmente contenga la denuncia presentata dallo 007 talpa e bloccata dai vertici dell’intelligence che non hanno dato seguito alla cosa.

Dal canto suo Trump, travolto dalla vicenda nelle ore in cui ha ricevuto alla Casa Bianca il premier australiano, si è difeso definendo “assolutamente ridicole” le accuse dello 007 “spione” e “di parte”: “Non c’è stato nulla di sbagliato nelle mie comunicazioni con i leader stranieri, sono solo fake news della sinistra radicale democratica e dei media”.

E a chi gli ha chiesto di Biden, il tycoon ha replicato ribadendo quello che disse mesi fa: “Certamente qualcuno dovrebbe occuparsi di Joe Biden. Ma le fake news non guardano alle cose che riguardano Joe Biden, perché è un democratico”.

Intanto continua a sfoltirsi la fitta schiera di candidati democratici alla presidenza. L’ultimo a gettare la spugna è stato il sindaco di New York Bille de Blasio. ”

É chiaro che non è il mio tempo”, ha ammesso dopo aver sperato nella possibilità che si potesse affermare il suo marchio di fabbrica di stampo fortemente progressista. Ma che nel corso della campagna elettorale per le primarie democratiche ha dovuto fare i conti con la presenza di due big della sinistra come i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren.

Trump su Twitter ha ironizzato: “Oh no, davvero una grande notizia di politica, forse la più grande storia in anni! Il sindaco part time di New York City, che nei sondaggi ha un sostanzioso zero ma che aveva un enorme margine di crescita, con una mossa shock ha abbandonato la corsa presidenziale. New York è devastata, sta tornando a casa!”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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