Conte interviene alla festa dei giovani di Fratelli d’Italia

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una foto d'archivio.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una foto d'archivio. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Stabilità, equilibrio, durata: Giuseppe Conte, davanti alla platea di Atreju, puntella il governo giallo-rosso e tendendo la mano a quella che, per ora, è la principale mina all’esecutivo: Matteo Renzi. “Non ho motivo di credere che sia un Demolition Man”, sottolinea il premier prendendo così le distanze dall’allarme lanciato dall’Economist.

E tornando a liquidare, questa volta a casa del più stretto alleato della Lega, Matteo Salvini. “La Lega in Ue si è isolata. Questo pomeriggio viene Orban: chiedete a lui perché non ha seguito Salvini”, è la stoccata del capo del governo.

L’affollata kermesse di Fdi è la seconda tappa del mini-tour del premier, dopo la festa di Articolo 1 e prima dell’arrivo, domani, nella Lecce targata Cgil. Tappa spinosa quella dell’isola Tiberina, per Conte, che a “casa Meloni” non manca tuttavia di usare parole al miele per un Movimento che ha fatto da “pungolo” al sistema.

Il premier, alla fine della sua intervista con Bruno Vespa, prende un solo applauso. Ma i fischi si contano sulle dita di una mano. E l’avvocato, con il passare dei giorni, comincia ad ampliare il tono politico dei suoi discorsi. Non smentendo, ad esempio, una sua futura discesa in campo.

“Il presente è già tanto sfidante, mettermi qui a ragionare del futuro è un salto nel buio. Per realizzare un progetto politico ho accettato questa sfida…”, sottolinea. Non solo. Per la prima volta Conte interviene anche sulla legge elettorale, tema cruciale che sta sullo sfondo della maggioranza giallo-rossa.

In un momento in cui, dopo la scissione di Renzi, anche nel Pd cresce la voglia di un sistema che volga al maggioritario, penalizzando, quindi, partiti come la neonata Italia Viva. E Conte si pone in linea prendendo come stella polare la stabilità del governo.

“In Italia c’è un problema di questo tipo. Dagli altri leader Ue mi è sempre stato sempre prospettato che con l’Italia non si possono avviare discorsi perché cambiano i governi”, sottolinea Conte volgendo lo sguardo alla legge elettorale per i sindaci e spiegando: “Rafforzare i poteri dell’esecutivo non sarebbe la direzione sbagliata ma con i dovuti contro-bilanciamenti e certo, adeguando il sistema alla realtà italiana”.

Per qualsiasi progetto riformatore, avverte Conte, ci vogliono almeno “due-tre anni”. Per la legge elettorale, insomma c’è tempo. E, dal Veneto, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, non a caso, parla di “grande progetto riformatore” facendo capire come i tempi siano lunghi e inviando, indirettamente, un messaggio alla trincea renziana. Renziani che finiscono nel mirino di Nicola Zingaretti.

Il segretario Pd, interpellato in tv sui momenti dell’addio di Matteo Renzi, rivela: “Mi ha mandato un whatsapp a decisione presa”. Zingaretti ammette che neppure Teresa Bellanova e Ivan Scalfaorotto, entrambi membri del governo lo hanno avvertito. “E’ una polemica che dispiace”, replica Elena Bonetti ma, dal Pd, ricordano: “Lei non è mai stata citata dal segretario”. Segretario che, invece, guarda avanti: “La scissione a freddo di Renzi ha dato fastidio, in tanti si stanno iscrivendo al Pd”.

(di Michele Esposito/ANSA)

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