Social e chat, la polizia inglese avrà accesso ai messaggi

Schermo di uno smartphone con il logo di Whatsapp
Schermo di uno smartphone con il logo di Whatsapp.(ANSA/AP Photo/Patrick Sison, File)

ROMA. – Dopo il braccio di ferro tra Apple e l’Fbi di qualche anno fa, torna alla ribalta il tema del bilanciamento tra diritto alla privacy e diritto alla sicurezza. A breve, in caso di gravi reati, la polizia inglese potrebbe leggere i messaggi secretati degli utenti indagati, in forza di un accordo con gli Stati Uniti, paese in cui risiedono le più popolari piattaforme web come Facebook a WhatsApp.

E chissà che questa intesa non faccia da apripista ad altri Paesi. L’accordo – di cui danno notizia il Times e Bloomberg – dovrebbe essere siglato il prossimo mese: costringerebbe i social media a condividere informazioni in caso di indagini su persone sospettate di reati gravi, come il terrorismo e la pedofilia.

Ad essere messo in discussione il metodo di codifica dei messaggi che si basa sulla crittografia ‘end to end’, che consente la segretezza delle comunicazioni private. Come parte dell’intesa, Stati Uniti e Regno Unito si impegnano a non condurre indagini incrociate sui rispettivi cittadini.

Priti Patel, segretario di Stato per gli affari interni del Regno Unito, in passato ha già avvertito Facebook che la crittografia avvantaggia i criminali e invitato le società tecnologiche a sviluppare delle ‘backdoor’, cioè delle porte di servizio, per consentire alle agenzie di intelligence di accedere alle piattaforme di messaggistica.

Un’ipotesi che non entusiasma la società di Mark Zuckerberg, che proprio all’ultima conferenza degli sviluppatori ha usato lo slogan “Il futuro è privato”. “Siamo contrari ai tentativi del governo di costruire backdoor perché minerebbero la privacy e la sicurezza dei nostri utenti ovunque – ha affermato la società in una nota – Le politiche governative come il Cloud Act consentono alle aziende di fornire informazioni disponibili quando riceviamo richieste legali valide e non richiedono alle aziende di costruire backdoor”.

Nel 2016 Apple ha rifiutato all’Fbi l’accesso all’iPhone di uno dei killer di San Bernardino, in California, attentato in cui rimasero uccise 14 persone, giudicandolo un pericoloso precedente legale. A sbloccare il telefono per i federali sono stati gli hacker di un’azienda di sicurezza israeliana.

Nel 2018 la Russia ha invece bloccato nel paese Telegram, dopo che l’app di messaggistica si è rifiutata di dare le chiavi per decriptare i messaggi dei suoi utenti. “La privacy non è in vendita e i diritti umani non devono essere compromessi dalla paura o dall’avidità”, ha detto il fondatore della piattaforma, Pavel Durov.

(di Titti Santamato/ANSA)