Trump senza freni insulta Biden: “Leccaculo di Obama”

Trump assume una posa da pugile durante il comizio a Minneapolis. (Star Tribune)

WASHINGTON. – Joe Biden “leccaculo di Barack Obama”. É un Donald Trump fuori controllo quello che dal palco del Target Center di Minneapolis attacca con toni mai visti il suo probabile avversario nelle elezioni presidenziali del 2020.

Il suo é un comizio shock, durante il quale non risparmia insulti e volgarità ai suoi avversari politici, arrivando a definire “un’idiota” la speaker della Camera Nancy Pelosi, terza carica dello Stato. Ma prendendosela anche con Fbi, giornalisti, e chi più ne ha più ne metta. Mai nella storia – concordano i media – un presidente americano era ricorso a un linguaggio così crudo per esaltare i suoi sostenitori.

Del resto quando la lotta si fa dura i duri cominciano a lottare, e di fronte allo spettro sempre più ingombrante di un impeachment, il tycoon tira fuori il peggio del suo temperamento indomito e combattivo, anche a costo di perdere i freni inibitori. E il suo popolo risponde alla grande, anche in una città da sempre democratica come Minneapolis, in delirio davanti al turpiloquio che prende di mira anche il figlio dell’ex vicepresidente, Hunter Biden, per il quale Trump invoca le manette: “Lock him up”, chiudetelo in prigione, urla la folla dei fan riecheggiando lo slogan del 2016 contro Hillary Clinton.

Apprezzamenti pesanti anche per Ilahn Omar, una delle prime donne musulmane ad essere eletta in Congresso nel 2018, leader dell’ala progressista dei dem: “É una socialista che odia e disprezza l’America, una che ha sposato suo fratello per venire nel nostro Paese”, ha sostenuto il tycoon, rispolverando una  teoria diffusa dall’estrema destra e mai provata a proposito del primo matrimonio di Omar.

Un imbarbarimento dei toni, insomma, che riflette anche il nervosismo del presidente americano, che sente la sua posizione sempre più in pericolo. Lo show di Minneapolis è arrivato a poche ore dall’arresto di due uomini legati a Rudy Giuliani, l’avvocato personale del tycoon, che hanno lavorato per raccogliere in Ucraina materiale compromettente sui Biden e sui democratici.

Ma ad attaccare il presidente è stata una dei testimoni chiave dell’indagine della Camera, l’ex ambasciatrice Usa a Kiev, Marie Yovanovitch, silurata a maggio da Trump perché considerata “poco fedele” e un ostacolo agli sforzi posti in essere dall’Ukraine Team messo in piedi da Giuliani.

“Sono stata rimossa sulla base di falsità messe in giro da  persone che avevano motivazioni decisamente discutibili”, ha raccontato la diplomatica, ascoltata nell’aula bunker nei sotterranei di Capitol Hill riservata alle testimonianze più delicate.

La donna ha quindi spiegato che un alto funcionario del Dipartimento di Stato le disse che per mesi Trump spinse per il suo richiamo, nonostante dal Dipartimento si continuasse a ripetere alla Casa Bianca che sull’operato di Yovanovitch non si fosse riscontrato nulla di sbagliato.

E chissà se anche Prince non si rigiri nella tomba dopo che la campagna del tycoon ha aperto e chiuso il comizio di Minneapolis, la città dell’artista, sulle note di Purple Rain.

Certa è l’ira dei fan dell’artista che parlano di “sacrilegio” e degli eredi che sul sito ufficiale della popstar hanno accusato  Trump di violare l’accordo stipulato un anno fa: nessun permesso per usare le canzoni di Prince agli eventi del tycoon.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)