Usa 2020: Biden traballa, Warren tenta il sorpasso

Joe Biden y su hijo Hunter. Archivo

WASHINGTON. – Indebolito dalle accuse di corruzione lanciate dal presidente nei confronti suoi e del figlio Hunter, Joe Biden comincia a sentire il fiato sul collo di Elizabeth Warren.

La senatrice l’ha giá superato nella raccolta fondi dell’ultimo trimestre (24,6 mln contro 15,2 mln) e in alcuni sondaggi; anche se nella media di RealClearPolitics l’ex vicepresidente mantiene un vantaggio di sei punti.  La paladina dell’ala liberal guida peró  tutte le rilevazioni in Iowa e New Hampshire, dove in febbraio partiranno le primarie.

Il duello è al centro anche del quarto dibattito tv, in programma nelle prossime ore in Ohio, in cui si confronteranno 12 dei 19 candidati democratici, quelli che hanno superato la soglia del 2% in quattro sondaggi approvati dal partito e ricevuto almeno 130 mila dollari da singoli donatori.

Il confronto, il primo dall’avvio alla Camera dell’indagine di impeachment contro Trump per l’Ucrainagate, vede il ritorno del sen. Bernie Sanders dopo l’attacco di cuore che rischia di mettere fine ad una corsa già in declino e l’ingresso del miliardario (nonché grande donatore dem) Tom Steyer, promotore di una costosa campagna per la messa in stato d’accusa del tycoon.

Ma i riflettori restano puntati sui due frontrunner, in particolare su Biden, che appare così in difficoltà da indurre il magnate tre volte sindaco di New York Michael Bloomberg a ventilare nuovamente una sua candidatura nel caso l’ex vice di Obama si ritiri, in modo da offrire un’alternativa moderata alla Warren, considerata troppo radicale e indigesta a Wall Street.

A frenare la corsa di Biden sono le accuse – non provate – di Trump sulla corruzione di padre e figlio, per gli incarichi ricoperti da quest’ultimo in società private in Ucraina e in Cina mentre il genitore gestiva la politica americana in quei Paesi quando era vicepresidente.

Accuse per le quali il tycoon ha chiesto indagini a Kiev, finendo nell’indagine di impeachment, e anche a Pechino.

Per allentare la pressione, nei giorni scorsi Hunter Biden ha annunciato che a fine mese si dimetterà dal board del fondo di private equity cinese in cui siede e ha promesso di abbandonare ogni incarico all’estero se suo padre sarà eletto presidente.

Una mossa vista da molti come un segno di vulnerabilità per il genitore. Oggi inoltre, in una intervista alla Abc, Hunter ha ammesso che probabilmente molte cose non gli sarebbero capitate se non si fosse chiamato Biden e ha riconosciuto la sua scarsa capacità di giudizio, pur continuando a negare comportamenti illegali.

“Ho fatto un errore? Forse nel grande schema delle cose sì. Ho fatto un errore etico? Assolutamente no. Ho fatto qualcosa di improprio? No, in nessun modo”, ha assicurato.

“Hunter Biden è andato davvero male in tv, ora l’addormentato Joe ha problemi seri”, ha commentato Trump su Twitter, affermando che la storia gli ricorda quella “della corrotta Hillary e delle sue 33 mila email cancellate”.

Ma anche più di qualche giornale liberal ha denunciato il potenziale conflitto di interesse tra padre e figlio, mentre alcuni candidati dem hanno preso cautamente le distanze.

La questione resta una spada di Damocle sulla testa di Biden, benché investa anche i potenziali conflitti di interesse di alcuni figli e famigliari dello stesso Trump. Da vedere se e come la cavalcheranno i rivali di “Joe”.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)