La Catalogna in fiamme tra scontri e sciopero generale

Una delle cinque "marce della libertá " partite da diverse cittá della Catalogna que si dirigono a Barcellona. (Euronews)

ROMA. – Dopo la notte più violenta dall’inizio delle proteste contro le condanne dei leader separatisti, la Catalogna ha vissuto una nuova giornata di mobilitazioni e si prepara al grande sciopero generale che domani paralizzerà tutta la regione.

Mentre sul fronte político continuano gli attacchi tra il governo di Madrid e la Generalitat, con il presidente Quim Torra che promette un nuovo referendum sull’indipendenza entro due anni.

Per tutta la giornata, decine di migliaia di persone hanno animato cinque grandi marce partite da diverse città della Catalogna per convergere tutte a Barcellona domani. Qui 25.000 studenti hanno sfilato in modo per lo più pacifico, tranne qualche lancio di uova e rotoli di carta igienica contro i poliziotti che presidiavano la città.

A un certo punto i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, hanno deciso di portare nei pressi della manifestazione un cannone ad acqua che, per fortuna, non è stato utilizzato. D’altra parte continua ad aggiornarsi di ora in ora il numero delle persone ferite durante gli scontri della notte precedente: 194 agenti, secondo il ministero degli Interni spagnolo, e circa 40 manifestanti. Mentre 97 sono gli arrestati tra Barcellona, LLeida, Tarragona e Girona.

La guerriglia urbana scatenata nelle strade delle principali città catalane ha fatto scattare un’indagine delle autorità spagnola sull’app Tsunami Democratic che i manifestanti userebbero per darsi appuntamento. Contro le violenze ha parlato il presidente della Generalitat condannando “qualsiasi atto di vandalismo”.

“Non possiamo permettere che un gruppo di infiltrati danneggi l’immagine dell’indipendentismo”, ha detto Torra attribuendo così la responsabilità delle violenze a gruppi estranei. Per il premier spagnolo Pedro Sanchez si tratta invece di “giovani catalani coordinati”.

“Torra deve decidere se vuole essere il presidente dei catalani o un attivista”, ha incalzato il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska. Il leader della Catalogna da parte sua è tornato a parlare di un nuovo referendum promettendo di tornare al voto per decidere la separazione da Madrid entro due anni.

Intanto per domani si prevede un’altra giornata di passione. La fabbrica Seat di Barcellona ha annunciato che fermerà la produzione per evitare disagi ai dipendenti che non avevano intenzione di aderire al maxi-sciopero. E si guarda già al 26 ottobre, quando allo stadio Camp Nou dovrebbe svolgersi il “clasico”, la storica sfida tra il Barca e il Real Madrid che potrebbe essere a rischio.

Troppo pericoloso giocare la partita a Barcellona nelle condizioni attuali, impensabile l’inversione di campo per i Blaugrana – che peraltro sono strenui sostenitori della causa separatista – e difficile spostarla ad un’altra data. La decisione sarà annunciata mercoledì prossimo, a soli tre giorni dal match.

(di Benedetta Guerrera/ANSA)

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