In case degli italiani un tesoretto di oro e gioielli

Un gioielliere calcula il prezzo di braccialetti in oro.(AFP/NOAH SEELAM)

ROMA. – Un piccolo tesoro in casa, inutilizzato e di cui spesso non si conosce nemmeno il valore economico. Nelle case degli italiani, con grande differenze chiaro, nei loro cassetti, cofanetti e casseforti ci sono collanine, bracciali, anelli, orologi. In oro, argento o anche solo di metallo che vengono usati raramente, anche nelle occasioni speciali, durante l’anno. La media, si sa, può indurre a grandi approssimazioni ma secondo una Ricerca Doxa il valore di questa mini riserva è di 2000 euro a persona.

La ricerca, su un campione di 1000 persone, è commissionata dalla società Affide, attiva nel campo del credito su stima (o pegno) di proprietà dello storico gruppo austriaco Dorotheum, nato nel 1700 e che ha rilevato il Monte dei pegni del grupo Unicredit.

Secondo lo studio ogni italiano possiede 7 oggetti di valore e oltre un terzo del campione ne usa meno di 5 almeno una volta all’anno ma 8 su 10 non saprebbero stimare il valore.

Per questo sottolinea Affide, è importante che sia stimato da esperti e che agli oggetti, specie quelli senza un valore affettivo particolare, sia attribuita una funzione economica che possa consentire di realizzare spese inattese, rette scolastiche o più ludiche come ristrutturazioni casa o viaggi.

Nel crédito su pegno l’oggetto rimane infatti di proprietà del cliente e può essere riscattato in qualsiasi momento e ha così un ruolo di valore ‘circolare’ dimostrato dal fatto che il 95% dei beni torna nelle mani dei proprietari, rileva Affide.

Il prestito su pegno non richiede, ricorda la società, garanzie ulteriori rispetto al bene (buste paga, malleve, 740 etc..) come nel caso di prestiti personali o cessioni quinto ma è regolato da leggi prudenziali e dalla Banca d’Italia.

L’entità del prestito, il cui tasso Tan è oltre il 9% (il Tag è diversi punti sopra) non può eccedere l’80 per cento del valore del bene e in caso di insolvenza dopo un lasso di tempo (dai 3 ai 12 mesi) questo viene messo all’asta pubblica. Un eventuale maggior ricavo va al cliente una volta pagato il credito del finanziatore.

Lo scopo di Affide è quello di trasformare appunto, con procedure veloci e il più possibile trasparenti, il credito sui pegni, nato con i Monti di Pietà (alla base della storia di tante banche italiane) per proteggere i poveri dall’usura, in una formula di prestito più abituale e di rendere accessibili le aste degli oggetti al pubblico e non solo di gioiellieri e orafi.

Da qui nasce la ristrutturazione dello storico palazzo del Monte dei pegni di Roma, dove chiunque può entrare e scorgere nelle vetrine oggetti stimati con i relativi prezzi e partecipare alle vendite. Per Andreas Weding, direttore generale di Affide, “è un settore che le banche stanno dismettendo ma che non va mai in perdita, vigilato da Banca d’Italia e da norme prudenziali.

L’eventuale insolvenza non determina per il debitore l’iscrizione alla centrale rischi bancaria”. In Italia la società eroga prestiti per 270 milioni con 350mila contratti attivi.

(di Andrea D’Ortenzio/ANSA)