Instagram, stretta sulle immagini di autolesionismo

Il logo di Instagram nella Gamescom gaming convention a Cologne (Germania).
Il logo di Instagram nella Gamescom gaming convention a Cologne (Germania). EPA/SASCHA STEINBACH

ROMA. – Molly Russell aveva solo 14 anni quando si è tolta la vita. Dopo la morte, la sua famiglia ha scoperto che prima del tragico gesto aveva passato in rassegna post di suicidio e autolesionismo su Instagram, ha protestato pubblicamente con la piattaforma e ha reso pubblica la storia parlando alla Bbc.

Una tragedia, riflette la tv inglese, che probabilmente ha cambiato la storia dei social. Tanto che Instagram ha annunciato provvedimenti a febbraio scorso e in queste ore una ulteriore stretta sulle immagini che riguardano suicidi e autolesionismo. Fenomeni in aumento tra i giovanissimi, sempre più soli davanti a social e smartphone.

La stretta di Instagram riguarda illustrazioni, disegni, cartoon e ‘meme’ collegati in qualsiasi modo a questi temi. Fa fede ad un impegno preso a febbraio scorso di una messa al bando di questi contenuti, escludendoli dalle ricerche.

“Abbiamo lavorato su nuove tecnologie per trovare e agire su questo tipo di contenuti e per garantire che i profili che li condividono non siano tra quelli suggeriti – spiega Adam Mosseri, a capo di Instagram – Siamo stati in grado di agire sul doppio dei contenuti rispetto a prima.

Nei tre mesi successivi alla modifica della nostra politica abbiamo rimosso e ridotto la visibilità a oltre 834mila contenuti. E siamo riusciti a trovare oltre il 77% di questi prima che ci venissero segnalati. E’ solo un progresso, sappiamo che il lavoro non è finito”.

Dopo il suicidio della ragazzina inglese, il padre Ian Russell ha portato il suo messaggio negli Stati Uniti incontrando altre famiglie con casi simili e per scoprire se Instagram stava mantenendo fede agli impegni. E Adam Mosseri ha visto il segretario alla Salute del Regno Unito per discutere della politica della piattaforma in merito ai contenuti autolesionistici.

Il fenomeno è in preoccupante aumento in tutto il mondo. Secondo una ricerca pubblicata nel 2018 sulla rivista Pediatrics, dal 2008 al 2015 negli Stati Uniti sono più che raddoppiati i ricoveri di ragazzini che hanno tentato di mettere in pratica idee suicide, i due terzi erano ragazze.

In Italia, secondo dati dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma risalenti a settembre, sono cresciuti i casi di autolesionismo tra adolescenti, il fenomeno riguarda il 20% dei ragazzi, tra questi anche la fascia d’età 10-11 anni. Mentre un rapporto di ottobre dell’Istituto superiore di Sanità ha rilevato un “uso problematico” dei social media da parte soprattutto delle ragazze che preferiscono l’online per parlare dei propri sentimenti.

“Sono problemi complessi che nessuna singola azienda o nuove politiche da sole possono risolvere – sottolinea Mosseri di Instagram – abbiamo chiesto aiuto ad esperti, accademici e organizzazioni per la salute mentale per comprendere il ruolo che la tecnologia e i social media hanno sulla vita dei giovani”.

(di Titti Santamato/ANSA)

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