Al Guggenheim di Bilbao aperta la mostra dedicata al maestro Soto

BILBAO – Era dal lontano 1982 che non veniva presentata in Spagna una grossa mostra dell’artista venezuelano José Rafael Soto. Da qualche giorno gli amanti dell’arte cinetico possono ammirare nel museo Guggenheim di Bilbao il lavoro dell’artista che ha realizzato le sue opere più importanti nell’atelier di Parigi. Si tratta della mostra “Soto. La Cuarta Dimensión”, che resterà aperta fino al 9 febbraio del 2020.

L’opera dell’artista venezuelano si caratterizza per lo studio del movimento. Infatti, nella loro staticità, le opere di Soto prendono vita col movimento di chi le osserva. La somma di linee e curve disposte in diversi piani o i colori di consistenza diversa trasmettono la sensazione di un movimento che la lente del fotografo non può captare così come non riescono a trasmetterlo le immagini di un documentario. Nailon, plastico, metalli, tele si offrono al pubblico nella loro semplicità ma, allo stesso tempo, con una complessità che illustra l’approfondita ricerca che ha permesso a Soto di rompere schemi e principi. E lì dove l’artista non riesce a esprimersi attraverso l’immagine interviene con i suoni, per lo più metallici, che introducono l’osservatore nell’opera. Le creazioni di Soto favoriscono un dialogo con il visitatore, lo rendono protagonista, e gli permettono di captarne l’anima. Da qui la sfida che rappresenta allestire una sua retrospettiva.

– Nel Guggenheim – spiega alla “Voce” Manuel Cirauqui, curatore della mostra – amano i grandi volumi. È per questo che nel nostro museo abbiamo spazi espositivi dedicati anche ad un solo artista. È il caso della mostra “Materia e Tempo” di Richard Serra. Se si osserva da un’ottica particolare, possiamo affermare che l’opera di Serra è emblematica per il museo. E credo che in maniera vigorosa si collega con le opere di Soto. D’altronde la produzione artistica di Serra, come quella del maestro Soto, è essenzialmente cromatica e assai forte a livello tattile. Rappresenta una esperienza indimenticabile e unica. Infatti, non importa da dove si entri in essa e da dove si esca, l’opera si può osservare in mille modi. Potremmo dire che si tratti di una specie di ecologia più che di una forma. Si entra in un ambiente che, allo stesso tempo, è architettonico, scultoreo, cromatico e pittorico. È estetica e spazio.

“Soto, La Cuarta Dimensión” è la somma di 60 opere, alcune di grande volume. Vi sono “Los Impenetrables”, in cui lo spettatore s’addentra tra fili verticali o leggere sbarre di metallo; e vi sono opere cromatiche, che prendono vita col movimento di chi le ammira. Non mancano gli elementi di archivio che permettono la contestualizzazione e la comprensione dell’artista. Tutte, per l’occasione, messe a disposizione del museo da collezionisti privati. È per questo che chiediamo al curatore della mostra, Manuel Cirauqui, se il Guggenheim ha nei suoi progetti l’acquisto di opere di Soto.

– Certamente – afferma -, è nei progetti del museo poter avere opere di Soto. Ma richiede tempo. Stiamo lavorando per assicurare la presenza di Soto nel museo, per avere le sue opere esposte all’interno o negli spazi esterni della nostra struttura.

Proprio in questi giorni è stato completato l’allestimento della monumentale “Sfera Lutetia”, esposta negli ampi spazi esterni del Guggenheim.

L’importante retrospettiva delle opere dell’artista venezuelano è stata possibile anche grazie alla collaborazione dell’Atelier Soto di Parigi. In occasione dell’incontro con la Stampa, erano presenti i figli dell’artista: Cristóbal e Annie Soto. A Cristóbal Soto abbiamo chiesto:

– Per la famiglia dell’artista, per l’Atelier di Parigi, è senz’altro un motivo di orgoglio contribuire all’allestimento di una mostra come quella organizzata dal Guggenheim. Le opere del maestro Soto sono sparse in tutto il mondo, e tante, tantissime sono esposte all’aria aperta. Come contribuite alla loro manutenzione? Siete chiamati, come istituzione, a partecipare al loro restauro?

– In linea di principio – spiega alla “Voce” Cristóbal Soto -, al momento di restaurare un’opera è sempre meglio contattare il nostro Atelier. Noi abbiamo le conoscenze e le capacità tecniche. E poi, in un certo senso, anche il diritto morale sulle opere. In generale, chi possiede un’opera di nostro padre e la vuole restaurare ci chiama. Purtroppo, non sempre ci sono le risorse economiche, ma questo è un altro argomento.

Guggenheim 1

– Nel caso delle opere di grandi dimensioni, esposte all’aria aperta e quindi soggette ad un maggiore deterioro, intervenite di propria iniziativa?

– Non è necessario– afferma sorridendo -. C’è molta gente preoccupata e quindi attenta alle opere. Le apprezza per tante ragioni: sentimentali, artistiche… È possibile che rendendoci conto di un aspetto prettamente tecnico decidiamo di intervenire, di segnalarlo. Sono dettagli che al pubblico possono passare inosservati, ma non a noi.

La mostra “Soto. La Cuarta Dimensión”, rappresenta uno sforzo del museo Guggenheim per mostrare agli amanti dell’arte una nuova dimensione dell’artista venezuelano, che è senza dubbio uno dei maggiori esponenti dell’arte cinetico a livello internazionale.

M.B. (Redazione Madrid)

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