Elezioni in Spagna, il Psoe trionfa di nuovo

Pedro Sánchez parla ai simpatizzanti dopo il trionfo elettorale

MADRID – Anche in questa occasione, emerge dalle urne un Paese diviso. La governabilità, oggi più che mai, dipenderà dalla capacità dei partiti progressisti di privilegiare ciò che li unisce e mettere in cantina ciò che li divide. Il Psoe di Pedro Sánchez non soddisfa le aspettative. Hanno pesato, sul risultato elettorale, le vicende della Catalogna e anche il mancato accordo con “Unida Podemos”. Tuttavia, pur uscendo indebolito dall’esame delle urne, riesce a conservare la leadership. Ma di questo nessuno nutriva dubbi.

Il Partito Popolare di Pablo Casado, dal canto suo, riesce a guadagnare terreno mentre Vox di Santiago Abascal, la formazione di estrema destra, si afferma come terza forza politica. È la conferma che il franchismo, in Spagna, come d’altronde il fascismo in Italia, non è stato ancora sconfitto definitivamente.

Rispettate le previsioni per quel che riguarda “Podemos”. Il movimento di Pablo Iglesias perde un congruo numero di deputati. L’elettorato non gli ha perdonato l’aver negato a Pedro Sánchez il sostegno necessario per governare.

“Ciudadanos” di Albert Rivera è il partito più penalizzato in queste elezioni. La sua virata a destra non è stata capita dall’elettorato. “Ciudadanos” rappresentava un perno importante nella politica spagnola. Era il centro. E una porzione dell’elettorato si è ritrovata orfana. La manovra di Rivera ha favorito Vox e trasformato l’esame delle urne in un Caporetto. Le sue dimissioni appaiono inevitabili e imminenti. Inés Arrimadas, che si propone come suo possibile successore, riceverà una eredità difficile e delicata. Eccellente risultato, in cambio, quello di Erc. Il partito di Gabriel Rufian, infatti, si trasforma nella quarta forza politica del Paese.

Le urne confermano quanto era emerso nelle elezioni precedenti, quelle del 28 aprile. Anzi, oggi il panorama appare più complesso. Il Psoe, che resta la forza politica più votata, dovrà abbandonare la logica del “monocolore” e articolare un programma di governo che permetta di sommare più che di dividere. Si chiude definitivamente un ciclo e se ne apre un altro più delicato fatto di equilibri precari, matrimoni imposti dalle circostanze e alleanze scomode. Una realtà alla quale la politica spagnola dovrà adeguarsi.

Redazione Madrid

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