Non solo S.Marco, è emergenza per l’arte ferita

L'ingresso della Basilica di San Marco a Venezia inondato dalla marea.
L'ingresso della Basilica di San Marco a Venezia inondato dalla marea. (ANSA/AP Photo/Luca Bruno)

ROMA. – Solo un anno fa, si era sempre in autunno, l’acqua alta aveva allagato per 16 lunghe ore il nartece della Basilica di San Marco facendo scattare l’allarme per la salute dei preziosi marmi. “In poche ore la Chiesa d’oro è invecchiata di vent’anni”, si disperava il Primo Procuratore, Carlo Alberto Tesserin.

Niente in confronto alle valanghe di acqua salata, melma, rifiuti organici che hanno invaso ieri sera l’intera grande basilica patrimonio dell’umanità, icona dell’unicità di Venezia con i suoi mosaici dorati, i marmi, i preziosissimi pavimenti musivi che ora veramente rischiano molto.

Ma non solo a San Marco oggi si contano i danni e si guarda con terrore al meteo che prevede nuovi picchi di piena per venerdì e poi ancora domenica. L’emergenza, avverte il ministro della Cultura Franceschini, riguarda tutto il patrimonio artistico, museale, archivistico della Laguna.

Perché la valanga di acqua e melma che ha offeso la Basilica è di certo penetrata in tante chiese “basse” , spiega all’ANSA la soprintendente Emanuela Carpani, “in particolare nelle isole, a Murano, Burano, Torcello”, ha invaso il piano terra di Palazzo Ducale, sporcato e devastato caffetterie e bookshop di tanti musei, fatto andare in tilt gli impianti elettrici (e quindi i sistemi antincendio) e idrici di tanti istituti, bloccato gli ascensori.

Colpito dall’acqua alta, che per fortuna ha allagato solo ambienti di servizio, il Teatro della Fenice ha annullato i concerti di oggi e di domani, tanto più che il maltempo ha mandato in tilt anche il sistema di biglietteria online. Chiusi in via precauzionale Palazzo Grassi e Punta alla Dogana, chiuso Palazzo Ducale (la riapertura è prevista venerdì 15).

La situazione più critica, fanno notare dalla Fondazione Musei Civici, si è registrata a Ca’ Pesaro, sede della Galleria Internazionale d’Arte Moderna, dove un cortocircuito ha provocato un principio d’incendio: l’intervento dei Vigili del Fuoco ha subito domato le fiamme ma si è dovuto puntellare un pianerottolo di collegamento tra piano terra e il primo piano, anche se non c’è stato nessun crollo come invece in un primo tempo si era temuto.

Chiusi anche Ca’ Rezzonico con il Museo del Settecento Veneziano, il Museo di Palazzo Mocenigo Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo, la Casa di Carlo Goldoni, Palazzo Fortuny e il Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue.

E se la buona notizia è che le collezioni museali non sembrano al momento aver risentito dell’alluvione e nemmeno gli archivi, i danni sono certi per le architetture, a Venezia e nelle isole, quelle del Lido ma anche Pellestrina, Jesolo e Chioggia, dove l’acqua sporca e salata “rischia di innescare fenomeni di degrado accelerato sui materiali delle murature e sulle superfici architettoniche”.

In attesa di verifiche puntuali , il Mibact, spiega il segretario generale Salvo Nastasi, ha attivato l’Unità di crisi, coinvolgendo tutti i tecnici della soprintendenza e i carabinieri dei beni culturali, che come sempre nei casi di calamità lavoreranno fianco a fianco con Protezione Civile e Vigili del fuoco. Intanto si comincia a pensare a come finanziare tutto il lavoro di restauro che andrà fatto nei prossimi mesi:

“Tutti i tecnici sono mobilitati, anche le Gallerie dell’Accademia hanno messo a disposizione i loro restauratori e da Roma stiamo verificando i vari capitoli di spesa del Mibact per fare il punto sui fondi da destinare al patrimonio artistico veneziano”, aggiunge Nastasi che questa mattina era a Matera, un’altra delle città d’arte colpite dal maltempo, dove la bomba d’acqua caduta ieri ha fatto temere il peggio per i templi ipogei.

Ma tant’è, nella città dei Sassi l’emergenza sembra rientrata senza troppi strascichi. Venezia invece preoccupa. “L’emergenza purtroppo non è finita”, ripete sconsolata la soprintendente. Mentre impazzano le polemiche per il Mose c’è da sperare che il disastro di queste ore non peggiori.

 

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