Azzurri: un’Italia da 10, giovani ed entusiasmo per sognare

La gioia degli azzurri dopo un gol nella partita contro la Bosnia vinta per 3-0.
La gioia degli azzurri dopo un gol nella partita contro la Bosnia vinta per 3-0. EPA/FEHIM DEMIR

ROMA. – Un’Italia da 10. Roberto Mancini batte tutti i record azzurri. E riporta dalla Bosnia una nazionale che sogna con i giovani, il gioco e la voglia di stupire. “Il lavoro di Mancini sta portando a un percorso straordinario”, sorride il presidente Figc, Gravina. E se il 10 è numero altamente simbolico, nel calcio, altrettanti sono i motivi azzurri per guardare con fiducia a Euro 2020.

I RECORD: Mancini li sta battendo tutti. La decima vittoria di fila è la miglior sequenza della storia azzurra, una in più di Vittorio Pozzo. Con la più che possibile vittoria di lunedì sull’Armenia, stabilirebbe anche il primato di dieci successi in un anno solare. Inoltre, l’Italia è imbattuta da 39 partite di qualificazione europee, come mai nessun’altra nazionale Uefa. “Ma i record che contano sono altri”, ha detto Belotti, confermando che l’Italia ha voglia di riscatto vero

I GIOVANI: c’erano, il ct assicura di averli solo scovati. I cicli generazionali non riconoscono meriti tecnici, ma la fiducia in Tonali – serissimo candidato a un posto tra i 23 – è il segno di un cambiamento. Con lui in campo l’età media si è ulteriormente abbassata, pur essendo ancora in linea con le migliori d’Europa (25.6). Le prospettive più interessanti arrivano proprio da Donnarumma (20), Barella (22), Tonali (19), Sensi (24), Zaniolo (20). E con Castrovilli (22) Mancini mostra di non volersi fermare, nella sua ricerca. Anche a costo di pagare lo scotto della personalità e dell’inesperienza

IL GIOCO: è la costante dell’Italia di Mancini, dal pari con l’Ucraina a Genova in poi. Nazionali padrone del campo si erano viste anche dopo il 2006: questa unisce la voglia di creare del primo Prandelli al dominio feroce dell’avversario di Conte. Gli azzurri sanno sempre uscire dai momenti complicati con idee, palleggio, azioni. Ora la controprova con le grandi.

IL GOL: l’assenza di un bomber di riferimento è stato uno dei problemi costati cari alla nazionale di Ventura. Ora si sono risvegliati sia Belotti sia Immobile. “Nessun dualismo, continuino a segnare tutti e due, anche all’Europeo”, sorride Mancini. Positivo il bilancio complessivo: 28 reti nelle qualificazioni, solo 2 negli ultimi 19 match azzurri senza gol.

L’ENTUSIASMO: lo dicono i dati d’ascolto (5 milioni di spettatori contro la Bosnia, 22.3% di share), l’Olimpico pieno contro la Grecia, i tifosi all’allenamento di Venezia. “Questa nazionale ha riacceso l’amore della gente”, la soddisfazione di Gravina. Non un fattore secondario, visto che le tre partite del girone a Euro 2020 si giocheranno all’Olimpico.

IL TEMPO: con la qualificazione anticipata e il ruolo di testa di serie ufficializzato ieri, Mancini ne ha tanto. Per programmare e provare altri giocatori. Ora, il primo obiettivo è trovare avversari di spessore per test probanti

L’OLIMPICO: ospiterà le prime tre dell’Italia, apertura compresa. Il calore del pubblico rievoca a Mancini le notti magiche del ’90, con il vantaggio di prepararsi a Coverciano e viaggiare poco. La formula diffusa per diverse città europee esclude pericolosi incroci immediati con Spagna, Inghilterra e Germania (anche la Francia è evitata); poi, sedi possibili Amsterdam o Londra, Baku o di nuovo Roma, fasi finali a Londra.

LA LEGGEREZZA: la voglia di riscattarsi dal flop 2018 è tanto, ma nessuna pressione eccessiva. Mancini ribadisce di voler puntare al successo finale, ma finora ha impresso alla nazionale il suo marchio di fabbrica: la leggerezza della classe.

IL FATTORE CONTE-JUVE: non esiste più il blocco Juve, l’età media si abbassa, eppure l’Italia non mostra cedimenti sul fronte del carattere: come mai? Il ct sa sfruttare meccanismi consolidati nei club (l’intesa Bonucci-Chiellini in difesa) e gode della maturazione contiana di Barella e Sensi. A conti fatti, l’esperienza’ appare maggiore della somma dei suoi addendi

LA MAGIA DI MANCINI: in campo quel che toccava diventava oro, da tecnico di club si è ripetuto con Fiorentina, Inter e City. Ora sta provando a ripetersi in azzurro, forte anche della ritrovata vicinanza di Vialli. I risultati veri devono ancora arrivare, ma senza dubbio non esisterebbe questa Italia senza il suo tocco.

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