Da nord a sud si diffonde la psicosi sui viadotti

Un viadotto danneggiato sulla A26 in una foto d'archivio
Un viadotto danneggiato sulla A26 in una foto d'archivio del 3 settembre 2018. ANSA/LUCA ZENNARO

GENOVA. – “Questa situazione crea uno stato di insicurezza generalizzato: le persone, quando passano su un viadotto, si chiedono se possa essere stabile o meno. Questo stato di cose si può arginare soltanto con un piano reale e incisivo per le infrastrutture che si riverbererebbe positivamente anche nella psiche delle persone”.

Lo ha detto Elvezia Benini, psicologa e psicoterapeuta, commentando le numerose fake news e falsi allarmi che in queste ore di disagi dovuti al crollo del viadotto sull’A6 e alla chiusura parziale dell’A26 circolano sui social media.

Uno di questi messaggi, inviato a poche ore dal crollo del viadotto ‘Madonna del Monte’ sull’A6 sul popolare servizio di messaggistica whatsApp e condiviso anche nella chat di una scuola, consigliava di non percorrere il viadotto Sori sull’A12 perché “pericoloso al 160%” e con i piloni “pieni di acqua”.

Il ‘wapp’ è addirittura diventato virale, tanto che i carabinieri hanno dato il via a un’indagine per il reato di procurato allarme. Lo stesso governatore Giovanni Toti ha postato il messaggio definendolo una ‘fake news’ e ha invitato i cittadini “a informarsi presso le fonti ufficiali e istituzionali e a non condividere messaggi dai contenuti chiaramente dubbi”.

“Le reazioni proprie di questa fase sono il sentimento di abbandono, le denunce di ingiustizia, i giudizi di incompetenza, la diminuzione della speranza, l’accentuazione dei sintomi da stress – ha detto Benini -. Ci troviamo di fronte a un fenomeno di massa e quindi ci si deve riferire alla Psicologia dell’emergenza: sarebbe necessario creare punti di ascolto psicologico al fine di arginare l’ansia individuale e fornire anche via web supporto collettivo”.

Nell’ambito della psicologia dell’emergenza, secondo Benini, “si dovrebbero prevedere regole di quantità, cioè dare informazioni sufficienti affinché l’interlocutore comprenda la situazione per quella che è realmente. Poi sono necessarie le cosiddette ‘Regole di qualità’, cioè affermare cose credibili e veritiere, basate su dati certi e conosciuti.

Continuando, sono indispensabili le ‘Regole di relazione’, ovvero essere pertinenti rispondendo alle domande senza divagare e infine bisogna applicare le ‘Regole di modo’, cioè parlare in modo semplice e chiaro e soprattutto comprensibile per chi ascolta”.