Torna l’acqua alta a Venezia. L’Europa: “Non c’è più tempo”

Un uomo passeggia con il cane su un salvagente a Venezia,
Un uomo passeggia con il cane su un salvagente a Venezia, 13 novembre 2019. ANSA

VENEZIA. – E’ passata l’emergenza, ma Venezia non è ancora uscita dal tunnel dell’acqua alta di questo anomalo autunno 2019. Mentre il Governo ha stanziato i primi aiuti, e il Comune si appresta a ricevere i moduli di privati e aziende con la richiesta danni per l”ondata’ del 12 novembre, la città è stata sommersa anche oggi da una marea di 121 centimetri sul medio mare (28% del suolo allagato). E le previsioni non sono buone: il fenomeno si ripeterà domani, con un’altra stima di 120 centimetri.

La situazione della Serenissima arriva all’attenzione dell’Europa. La presidente eletta della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha nominato la città lagunare nel suo warning sull’ambiente. “La protezione del nostro clima è una questione esistenziale per l’Europa e per tutto il mondo e non potrebbe essere altrimenti. Vediamo Venezia sott’acqua, le foreste in Portogallo colpite da incendi, la siccità in Lituania; è successo anche in passato, ma non possiamo perdere neanche un secondo, dobbiamo lottare contro il cambiamento climatico”.

In effetti Venezia, complice un ‘treno’ di perturbazioni e venti di scirocco che hanno martellato l’Adriatico, sta inanellando record negativi: il 2019 non è ancora finito, e già adesso la città ha fatto i conti con 18 casi di marea superiori a 110 cm (solo in tutto il 2010 era stato così) e 12 di questi concentrati a novembre.

Inoltre 4 casi di acqua alta uguali o superiori a 140 cm in un solo anno non si erano mai verificati nell’ultimo secolo e mezzo, per di più nel 2019 si sono contati tutti a novembre. Dall’inizio dell’autunno il livello della marea è rimasto per 50 ore sopra un metro e 10.

E, sempre in Veneto, ci sono state località che lunedì scorso hanno registrato, con 22 gradi, il record delle massime di novembre degli ultimi 25 anni. Per Venezia il discorso torna sempre sul Mose, la maxi-opera idraulica contro le acque alte eccezionali che, di rinvio in rinvio, è attesa al varo a fine dicembre 2021.

“Funziona il Mose? Sulla carta funziona, ma rispondo per altri, perché non è un’opera mia”, ha affermato il presidente del Veneto, Luca Zaia, ascoltato dalla Commissione Lavori pubblici del Senato. “Se funziona – ha aggiunto – abbiamo la più grande opera d’ingegneria idraulica e ambientale, che il Paese può spendersi in campo internazionale. E ci costerà 80-100 milioni l’anno di manutenzione. Se non funziona avremo sprecato quanto meno 5,5 miliardi e sarebbe una tragedia, forse il più grande spreco nella storia della comunità internazionale”.

Intanto, altro pepe sui lavori del Mose l’ha gettato, sempre in Commissione Lavori pubblici, il presidente dell’Autorità Portuale, Pino Musolino, affermando che “la conca di navigazione della bocca di Malamocco, che avrebbe dovuto far entrare le navi in porto pur in presenza dell’alzata del Mose, e costata 653 milioni, non servirà mai alla funzione per cui è stata costruita”.

“Era stata pensata da progetto con una nave da 280 metri – ha osservato – ma noi dobbiamo far entrare navi da 330 metri; è stata disegnata disallineata rispetto alla diga frangiflutti”, e questo significa che, o i comandanti diventano piloti di F1, in condizioni meteomarine perfette, o le navi rischiano di avere danni o incidenti”.