Terrore al London Bridge, due morti. Ucciso il killer

Un passante ferito dall'agressore viene aiutato dai soccorritori nel Ponte di Londra. (La Vanguardia)(La Vangaurdia)

LONDRA. – Sangue e terrore nel cuore di Londra a meno di due settimane dalle elezioni britanniche. E l’incubo ha ancora una volta le sembianze del lupo solitario, entrato in azione con un coltellaccio in mano e indosso un finto giubbotto esplosivo a seminare paura e morte tra la folla di London Bridge, prima di essere freddato dalla polizia.

Il bilancio è di due persone uccise e 8 feriti, come ha confermato Scotland Yard, attribuendo all’episodio tutti i connotati del “grave atto di terrorismo”, seppure senza sbilanciarsi ancora in serata sulla possibile matrice.

L’incubo è tornato materializzarsi in un venerdì non qualsiasi, nel pieno dello shopping del Black Friday, fra residenti, turisti e impiegati di una delle aree più vibranti della capitale del Regno: già colpita nel 2017, l’anno più cruento sull’isola sul fronte dell’allerta terrorismo, dal micidiale accoltellamento collettivo orchestrato un sabato será da un terzetto di giovani musulmani radicalizzatisi nei ghetti dell’est londinese.

Questa volta, stando alle prime indagini, a scatenare la furia dell’odio è stato invece un singolo individuo, scagliatosi lama alla mano su chi gli è capitato a tiro su quel ponte.

L’allarme è stato dato verso le 14 locali, le 15 in Italia, con l’intervento pressoché istantaneo delle prime pattuglie di agenti, inclusi poliziotti armati, mentre dei coraggiosi passanti si erano già lanciati sull’aggressore per fermarlo.

Le immagini degli immancabili video amatoriali sono poi rimbalzate a raccontare l’orrore in presa diretta: i fendenti, la lotta di alcune persone con l’uomo, l’arrivo dei poliziotti, gli spari, l’assalitore a terra, i proiettili finali quasi come colpi di grazia.

Un’esecuzione, all’apparenza, giustificata però dal minaccioso giubbotto indossato dal killer: qualcosa che aveva tutta l’aria di un gilet esplosivo e che solo dopo i primi accertamenti gli investigatori hanno individuato come fasullo.

“Posso confermare – ha detto Neil Basu, numero 2 di Scotland Yard e responsabile dell’antiterrorismo – che il sospetto è stato centrato da colpi d’arma da fuoco ed è morto sul posto. E che aveva addosso un falso ordigno esplosivo”.

“Data la natura dell’incidente siamo in condizione di dichiarare che è stato un incidente terroristico”, ha proseguito Basu, precisando peraltro che le indagini sono in corso e che i detective restano al momento “aperti a tutte le piste” sul movente.

L’alto funzionario ha quindi raggiunto Downing Street per aggiornare personalmente, assieme alla comandante di Scotland Yard, Cressida Dick, il primo ministro Boris Johnson: tornato di corsa nella capitale dopo aver interrotto gli impegni della campagna elettorale in vista del voto del 12 dicembre.

Per Johnson – favoritissimo nei sondaggi, ma alle prese nelle ore precedenti con una giornata politica non facile, segnata da un’impennata dello scontro con i media in stile Trump, dal rifiuto di partecipare ad alcuni dibattiti in tv e dalle polemiche sul riemerge di vecchi articoli giornalistici con sue apparenti espressioni di dileggio nei confronti della working class inglese – si è trattato dell’occasione per fare sfoggio di leadership: con la condanna decisa dell’accaduto, le espressioni di vicinanza alle vittime e il rilancio implicito di uno dei suoi refrain programmatici, la promessa di rendere più sicure le strade del Regno dalle violenze dilaganti di accoltellatori e affini.

Immediata pure la reazione di denuncia dell’accaduto e di gratitudine verso i servizi di emergenza del laburista Jeremy Corbyn e dei leader dei partiti minori intervenuti in serata a una sfida elettorale a 7 sulla Bbc fagocita dai fatti di London Bridge.

Fatti esecrati dalla Casa Bianca come dalle capitali di mezzo mondo e che il sindaco musulmano di Londra, Sadiq Khan, bersaglio in passato degli strali di Donald Trump, ha bollato come “un attacco orrendo” che non riuscirà “a fermare la nostra determinazione contro il terrore né, mai, potrà dividerci”.

Impegni destinati del resto a far oggi i conti con l’angoscia alimentata inevitabilmente dalle immagini del panico, del fuggi fuggi collettivo di tutti coloro che hanno vissuto da vicino l’ennesimo attacco random.

In una metropoli che nell’area di London Bridge si ritrova stasera blindata dietro transenne e cordoni, con la stazione della metropolitana chiusa, diversi grandi edifici d’uffici evacuati e sbarrati attorno allo svettante profilo dello Shard.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)