Casini, “rompiscatole” per le cause giuste

CARACAS – Dopo 36 anni nel Parlamento (“troppi sono d’accordo con voi, toglierò il disturbo molto presto”) si sente in piena libertà politica per agire secondo coscienza.

– Oggi – confessa – c’è un grande vantaggio: uno non deve più fare carriera. L’ho fatta prosegue. E sono soddisfatto. Sono in pace con me stesso. Ho a cuore certe cause, anche se non mi fanno prender voti. Le ritengo moralmente giuste.

Pier Ferdinando Casini lo assicura nei suoi incontri con la nostra comunità. Sulla vicenda del Venezuela si è speso molto. Ne ha fatto “una battaglia personale”. Lo testimoniano i suoi accesi interventi in Parlamento, alla ricerca di un riconoscimento a Guaidó. Una lotta contro la burocrazia (“di burocrazia si muore”) o il perverso “meccanismo mediatico” della televisione.

– Siate certi che le poche cose che ha detto la Tv sul Venezuela – assicura -, le ha dette perché ho talmente ‘rotto’, ho talmente insistito coi direttori dei telegiornali che alla fine pur liberarsi dello ‘stalker’ Casini hanno fatto un servizio.

E prosegue:

– Sembrava che il Venezuela fosse un problema mio personale. Quante volte ho telefonato dicendo: ‘non mettete le cose mie’. Ormai di andare in Tv  non me ne frega più nulla. Ci sono andato tante volte. Parlate del Venezuela, parlate di quello che sta accadendo…

Si dispiace della situazione che ha dovuto affrontare nella Rai. Si rammarica, ma, afferma,  “fa parte anche del mondo mediatico. Viviamo in un mondo che brucia tutto. Se la gente scende in piazza a protestare allora fanno un pezzo; ma se muore di fame… nulla. Non fa notizia”.

Il politico, dal carattere mite del romagnolo, confessa che ama tornare alla sua Bologna i fine settimana “anche solo magari per non far nulla”.

– Dopo i 60 anni – commenta – uno torna bambino.

E al figlio che gli domanda perché lo faccia, risponde:

“Lo capirai quando sarai grande”.

Per questo capisce l’attaccamento della collettività al Venezuela, a questa terra. E il dramma che rappresenti emigrare quando già si ha una certa età.

– Non è facile ai 70 anni, dopo che hai costruito una casa e fatto una famiglia, partire con una valigia a fare la fila in giro per il mondo.

Politico di centro e parlamentare tutta la vita, il presidente ad honorem della Unione Interparlamentari Mondiale non vede altra via d’uscita alla crisi del Venezuela che un negoziato.

– Non credo che portando la gente in piazza si esca da questa situazione – dice.

Neanche crede nelle sanzioni.

– I fatti -afferma – non mi hanno dato torto.

Anche se Casini “non si vede nelle veste del mediatore”, ci si augura da queste parti, che continui a “rompere le scatole” dove corrisponda per “dare una mano ai nostri connazionali”. Come d’altronde ha fatto riuscendo a portare in Italia i due deputati italo- Venezuelani Americo de Grazia e Mariela Magallanes, che erano “ospiti” della nostra Ambasciata da oltre sette mesi.

Roberto Romanelli

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