Clima, Cop25: da lunedì gran finale, attesi capi di Stato

Greta Thunberg ed alcune adolescenti del movimento Fridays for Future a Madrid per la Cop25 sul clima. Archivio.
Greta Thunberg ed alcune adolescenti del movimento Fridays for Future a nMadrid per la Cop25 sul clima. Archivio. EPA/KIKO HUESCA

ROMA. – Arrivata al giro di boa della prima settimana, la Conferenza mondiale Onu sui cambiamenti climatici in corso a Madrid, si appresta ad entrare nella fase finale. Dopo la pausa domenicale, da lunedì 9 dicembre sherpa in campo per lavorare sui dettagli e preparare i documenti che verranno poi consegnati ai Capi di Stato previsti nella sessione politica degli ultimi giorni della Cop25, che chiude il 13 dicembre.

Segno distintivo della Cop25 è Greta Thunberg, con il seguito massiccio di giovani che hanno risposto all’attivista svedese. Venerdì, durante lo sciopero, ha ammonito i decisori sul fatto che non dopo un anno di battaglie in piazza non è stata ancora riconosciuta la crisi climatica.

Altra vera protagonista in questo vertice è la scienza che attraverso i rapporti scientifici dell’Ipcc (il comitato scientifico dell’Onu) “irrompe con dati chiarissimi sull’influenza dell’uomo su clima e atmosfera”: 1,5 gradi di limite del riscaldamento globale come “scelta obbligata”, e il rapporto special sull’agricoltura che per la prima volta indica nel 37% le emissioni di gas serra del sistema agroalimentare.

A fare il punto è Riccardo Valentini, scienziato della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti Climatici e unico autore italiano proprio del Rapporto Speciale su cambiamenti climatici e territorio. La spinta dei giovani e i dati della scienza, afferma Valentini “dicono ai 196 Paesi riuniti alla Cop25 che occorre fare presto”.

Da qui il ‘cuore’ della Cop25, vero e proprio trampolino di lancio per la Cop26 di Glasgow, nel Regno Unito, dal 9 al 19 novembre 2020, a cinque anni dall’accordo di Parigi, con la co-partecipazione dell’Italia che ha organizzato la Cop dei giovani. È in Inghilterra che i Paesi saranno chiamati a vincolare nero su bianco i target di riduzione ora indicati su base volontaria.

Ecco perché politicamente il vertice di Madrid è importante. Sul piatto della Cop di Madrid, dice la responsabile Clima ed energia del Wwf Italia, Maria Grazia Midulla, “ci sono molte questioni tecniche ma spero che verrà dato un segnale politico che da adesso arrivi fino alla prossima Cop”. E su Greta: “È il cambiamento che fa bene contrapposto al cambiamento climatico”.

A Madrid l’Italia si presenta con l’obiettivo di chiedere agli Stati Uniti di ripensarci sulla decisione di uscire dall’accordo di Parigi. Ad annunciarlo è stato nei giorni scorsi il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che sarà alla Cop25 martedì prossimo.

“Gli Usa sono uno dei grandi Paesi del mondo che si sono sfilati dall’Accordo di Parigi”; agli Stati Uniti dell’ amministrazione Trump “noi chiediamo: ripensateci. E non lo chiede solo l’Italia e l’Ue, ma lo chiedono i giovani del mondo”, ha detto Costa.

E proprio sugli Stati Uniti e sulla decisione di Trump di avviare l’iter di uscita dall’accordo di Parigi del 2015 Valentini mette l’accento sul fatto che “questa procedura secondo il trattato di Parigi termina solo dopo il 4 novembre 2020, che coincide con il giorno dopo l’elezione americana”.

Quindi sono aperte tutte le possibilità, tra cui quella di un rientro in campo degli Usa in caso di un nuovo presidente, fa notare Valentini. Infine, animata la discussione sui crediti di carbonio: alcuni Paesi, come il Brasile, vorrebbero il doppio conteggio, cioè che la quota risparmiata di emissioni e ceduta possa essere conteggiata anche nelle contabilità future.

(di Elisabetta Guidobaldi/ANSA)

Lascia un commento