Negoziato con Arcelor Mittal in alto mare, non escluso l’addio

Stabilimento della Arcelor Mittal a Taranto.
Stabilimento della Arcelor Mittal a Taranto. (ANSA)

ROMA.- Torna in alto mare la trattativa tra il governo e Arcelor Mittal sul futuro di Taranto. Mentre si avvicina la scadenza del 20 dicembre, concessa dal Tribunale di Milano per l’udienza sul ricorso dei commissari per impedire il recesso dal contratto, l’azienda avrebbe fatto sapere, per vie non ufficiali, che è pronta a pagare un miliardo per lasciare gli impianti entro aprile 2020.

Il Mise chiarisce che “con l’azienda non se ne è mai parlato” ma a questo punto, se Mittal dovesse insistere sul macigno di 4.700 esuberi, “inaccettabili” per il premier Conte, dentro il governo si fa strada l’idea che una risoluzione definitiva non sia una via da escludere.

Mentre il nuovo corso del commissario unico per Alitalia Alessandro Leogrande è tutto da scrivere, con un piano di efficientamento che potrebbe non significare necessariamente esuberi ma quasi sicuramente prepensionamenti, il negoziato sul piano industriale con Mittal resta in piedi. E, per ora, è la prima opzione del governo.

Per venire incontro ad una ristrutturazione dell’azienda, il governo sta studiando un fondo “straordinario” da 50 milioni, da inserire in manovra o in un decreto ad hoc, per i lavoratori ex Ilva in amministrazione straordinaria. E incentivi rafforzati, con sgravi che arriverebbero al 100% per tre anni, per chi assume lavoratori in esubero del polo siderurgico.

Ma, spiegano fonti di governo, una cosa è mettere in conto un tot di esuberi, un’altra è accettare la cifra di 4.700 lavoratori, indicata nei giorni scorsi dall’ad Lucia Morselli e contro la quale i sindacati hanno annunciato sciopero per martedì.

Ma, nonostante l’altolà dei giorni scorsi del premier Conte, Mittal sembra non aver intenzione di trattare sul numero degli esuberi e sulla richiesta di un intervento massiccio dello Stato. A questo punto non è da escludere che, se l’azienda ufficializzasse la proposta del pagamento di un miliardo per lasciare Ilva in amministrazione straordinaria, il governo valuti l’addio e prenda altre strade per salvare Taranto.

La terza opzione, per evitare i 4.700 esuberi, sarebbe consentire a Mittal di restare togliendo il ciclo integrato. Ma così, osserva un esponente del governo, “l’Italia diventerebbe la periferia dell’impero” nell’industria dell’acciaio. In attesa di capire il punto di caduta del negoziato, però, il governo è pronto a varare dopo la manovra il decreto ‘Cantiere Taranto’ con una serie di misure per il rilancio della città come la creazione di un Polo universitario per la sostenibilità ambientale con un finanziamento di 9 milioni l’anno per tre anni e l’istituzione di una Zona franca doganale, per incentivare il recupero delle potenzialità del porto.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)