Cuccuini e Testoni (Circolo Pd Madrid): “Una presenza più attiva in seno alla comunità”

Francesco Cuccuini (a destra) insieme al Segretario Generale del Circolo Pd di Madrid, Michele Testoni

MADRID – Rilanciare il Circolo del Partito Democratico in Spagna, un maggiore avvicinamento al “Partido Socialista Obrero Español”, una presenza più attiva in seno alla nostra comunità e un’attenzione costante verso i nuovi fenomeni sociali e politici come ad esempio il movimento delle “sardine”. Questi, in stretta sintesi, gli obiettivi che si propongono Michele Testoni e Francesco Cuccuini, eletti recentemente Segretario Generale e Presidente del “Circolo”. Li abbiamo incontrati, durante una pausa lavoro, in uno dei tanti locali nei pressi della nostra Ambasciata, nell’aristocratica Calle Velázquez di Madrid.

– Quali iniziative pensate avviare per ampliare la base e poter proiettare l’immagine del Circolo? – è la nostra prima domanda.

– In realtà – confessa Michele Testoni -, è un argomento di cui non abbiamo ancora discusso. Comunque, diciamo pure che inizialmente ci sono due aspetti. Il primo, occuparci di tematiche relative alle necessità degli italiani. Pensiamo farlo coinvolgendo anche il Psoe.  Quindi, promuovere una collaborazione più stretta con il partito gemello in Spagna. Alcuni nostri iscritti lo stanno già facendo. Il secondo, una maggiore presenza in seno alla nostra comunità. Pensavamo di partecipare alle elezioni del Comites, proponendoci con una nuova generazione. Sembrerebbe, però, anche se non ne abbiamo conferma, che le elezioni del Comites potrebbero essere rimandate. È quindi probabile che questo aspetto resti in “sospeso”. Alcuni nostri membri hanno già questa doppia identità: appartengono al Circolo e sono Consiglieri del Comites. È il caso, ad esempio, del suo presidente Pietro Mariani.

Sostiene che tra i loro obiettivi vi è quello di una maggiore cooperazione con il mondo dell’associazionismo “madrileño”. Insomma, con tutte le organizzazioni di italiani o che coinvolgano gli italiani.

– Nel caso del Comites – commenta – volevamo portare nuova linfa, entusiasmo… Ora, c’è il “movimento delle sardine” – prosegue – che si sta organizzando in Italia e in altri Paesi. Anche in Spagna. Sabato, nella “Plaza Puerta del Sol” ci sarà la prima manifestazione. È un movimento molto bello, autonomo, costituito da giovani sulla ventina e trentina; da persone che cercano un nuovo tipo di rappresentatività. Questo non è un tema nuovo. Ma pare che si stia sviluppando con sempre maggiore velocità. Il Circolo di Madrid è assolutamente favorevole a tutto ciò.

– Come pensate di avvicinarvi a questo movimento che ha tenuto a sottolineare l’aspetto apartitico?

– Apartitico, non vuol dire apolitico – precisa immediatamente -. Sono cose molto diverse. Ci hanno contattato loro. Per quanto possibile stiamo dando una mano, consapevoli che si tratta, appunto, di un movimento apartitico. Credo che sia molto importante che mantengano questa freschezza; questa dimensione politica generale senza un simbolo partitico preciso. Il nostro, come spesso accade in tali situazioni, è un rapporto di empatia; di apertura da parte nostra e di presa di responsabilità da parte loro.

Francesco Cuccuini, Presidente del Circolo del Pd di Madrid

Sottolinea che il Circolo “è aperto al dialogo con tutti coloro che si rispecchiano nel suo progetto”. Nessuna preclusione, quindi, soprattutto perché, chiosa, “le ‘sardine’ è una entità i cui valori sono per molti versi simili a quelli del Circolo”.

– Sabato le “sardine” hanno invitato a partecipare alla loro manifestazione. Le adesioni sono tante. Ed è tanta la simpatia che accompagna questo movimento. Quando si scende in piazza lo si fa a favore o contro qualcosa. Quale sarà lo scopo della manifestazione di sabato nella “Plaza Puerta del Sol”?

Lo spiega Francesco Cuccuini. Ci dice:

–  Il movimento delle sardine è la dimostrazione che la società civile italiana, ma anche quella spagnola, hanno creato gli anticorpi contro l’intolleranza, il radicalismo, la mistificazione. Soprattutto, contro la politica dell’odio.

Prosegue affermando che “i risvolti che potrà avere questo movimento sono ancora da delineare”.

– Sabato 14 dicembre – illustra -, manifesteremo per mostrare a Salvini e alla Lega che anche noi all’estero ci opponiamo al suo progetto fondato sull’odio, sul nazionalismo, sulla paura.  Non abbocchiamo. Con questa manifestazione si vuole anche inviare un messaggio ad Abascal e a Vox. Rivendichiamo che si possono avere idee diverse. Siamo certi, però, che tra i simpatizzanti delle “sardine” ci sono iscritti al Partito Democratico.  Siamo convinti che il dibattito politico debba sempre caratterizzarsi per la tolleranza e il rispetto delle idee, della libertà, dei diritti su cui si basano le nostre democrazie. Il nostro messaggio è per coloro che mettono in dubbio questi principi.

– Le “sardine” – interviene Testoni – è un fenomeno già visto. I “Girotondi” di Nanni Moretti, il “Popolo Viola” sono fenomeni di protesta. “Bologna non si Lega”, “La Spagna non si Lega”. Ogni città … “non si Lega”.  A primo acchito pare che il movimento abbia una connotazione antileghista. Ma esiste un secondo messaggio, forse anche più potente del primo: l’insoddisfazione verso la politica… verso un modo di fare politica.

Cuccuini coincide con Testoni, sostiene che i partiti, anche quelli a sinistra, trovano sempre più difficoltà a mobilitare i cittadini.

– Quando le manifestazioni in sostegno di tematiche nettamente progressiste come l’ambientalismo, l’antifascismo, l’antirazzismo – spiega Cuccuini – sono presentate come iniziative non partitiche, allora, si riscontra una motivazione e una partecipazione del popolo. Quando si tolgono i simboli dei partiti e si propongono movimenti su questi temi si riscontra la partecipazione dei cittadini. La politica deve riflettere su questi temi; sul perché le persone che aderiscono a queste manifestazioni non si sentono rappresentante da loro. Questi movimenti ci devono aiutare a capire cosa dobbiamo cambiare.

 

Partecipare, non solo essere spettatori

– Più volte, conversando con connazionali giovani ma anche non tanto giovani, nel caldeggiare la necessità della partecipazione nella vita politica spagnola e quella di esigere diritti politici elementari come quello del voto, ci è stato risposto che si è “ospiti” in Spagna. Ci chiediamo: una persona che emigra in un Paese, che vi vive da cinque, 10, vent’anni e più, si può sentire ancora ospite? Non ha l’obbligo di esigere i propri diritti e il dovere di integrarsi nel Paese in cui vive? Come pensate di sensibilizzare l’ambiente politico spagnolo per convincerlo a concedere tutti i diritti politici anche a chi non è spagnolo, ma risiede stabilmente nel Paese? Come trasmettere l’idea che si vuole partecipare attivamente alla soluzione dei problemi della Spagna, che sono anche i nostri, e non stare alla finestra ad osservare come semplici spettatori?

Michele Testoni, Segretario Generale del Circolo del Pd di Madrid

– Intanto – ci dice Cuccuini -, questo deve nascere da noi. Se noi continuiamo a considerarci “ospiti”, è chiaro che saremo trattati come tali e non avanzeremo. Quindi, dobbiamo essere i primi a voler partecipare, a collaborare, a prendere parte alla vita pubblica del Paese. Il movimento che sta nascendo, ‘le sardine’, parla di problemi che possono riscontrarsi anche in Spagna. Ad esempio, l’atteggiamento di Vox nel governo del Comune di Madrid; atteggiamento facilmente paragonabile con quello di Salvini. Se non siamo noi i primi a partecipare, a far vedere che noi italiani non ci sentiamo lontani dalle problematiche locali, non riusciremo mai ad essere coinvolti. La determinazione a partecipare deve nascere da noi.

È convinto che “il popolo spagnolo è molto aperto” e non abbia pregiudizi verso l’Italia e gli italiani.

– Personalmente – prosegue – sono molto a contatto col Psoe. Mi sono anche iscritto al partito. Nel suo interno vedo molta apertura. Chiaramente nessun socialista si alza al mattino e dice “bisogna dare il voto agli italiani”, agli emigranti. Loro non lo pensano. Ed è normale; siamo noi che dobbiamo sensibilizzarli.

Per Testoni è necessario che si agisca dall’alto. Considera che “i governi dovrebbero essere consapevoli che noi cittadini di Paesi membri dell’Unione Europea dobbiamo partecipare, a cominciare dal voto, nella politica del Paese di residenza”.

– Nella quotidianità – afferma -, è importante prendere contatto con le comunità locali; entrare con spirito di apertura e collaborativo nei partiti locali per riuscire, un giorno, a candidare un nostro rappresentante capace di difendere le istanze dell’emigrazione. Per lo meno, quelle di noi europei. In Spagna l’emigrazione è variegata. Ma potrebbe essere un primo passo. Questo implica un lavoro che io credo abbastanza lungo e continuativo.

– Si potrebbe iniziare facendo Lobby e sostenere la candidatura di un cittadino di origine italiana – suggeriamo -. Un giovane nato in Spagna da genitori italiani…

– Anche.

– È un argomento su cui avete discusso in seno al Circolo?

– Sicuramente è un tema in agenda per il 2020 – assicura Testoni.

– I Circoli, come quello del Pd, hanno anche la responsabilità di stare attenti a quanto accade nella politica italiana e a quei provvedimenti che potrebbero ledere gli interessi di chi vive all’estero. Ad esempio, il dibattito sullo “ius solis” e lo “ius culturae” che si contrappongono allo “ius sanguinis” in vigore oggi in Italia. Non pensate che per rimediare all’ingiustizia verso i bambini stranieri che nascono e vivono nel Paese, si corra il rischio di commetterne un’altra, a danno dei figli d’italiani nati all’estero, in particolare oltreoceano?

Cuccuini è convinto che l’applicazione dello “ius soli” e dello “ius culturae” non necessariamente debba entrare in contraddizione con lo “ius sanguinis”.

– Il Pd estero ritiene che non si può strumentalizzare il dibattito sullo “ius solis” e lo “ius culturae”; il diritto sacrosanto che ha un bambino che nasce e cresce in Italia ad avere gli stessi diritti di un bambino italiano – commenta -.  Credo che con lo “ius soli” e lo “ius culturae” si voglia dimostrare una discontinuità con il governo precedente. Non ho mai visto per ora, almeno nei leader del Pd, l’intenzione di frenare sullo “ius sanguinis”. Spero che si mantengano su questa linea: aggiungere diritti senza toglierne altri.

–  Con lo “ius culturae” non si corre il rischio di creare disuguaglianze, discriminazioni, ingiustizie? Ci possono essere dei bambini che non frequentano la scuola d’obbligo, adolescenti che non hanno un ciclo scolastico sia perché i genitori “indocumentati” possono aver paura di mandarli a scuola; sia perché la necessità di lavorare non glielo permette.

–  C’è un distinguo – precisa Testoni -. Lo “ius culturae” è sostanzialmente per chi non è nato in Italia e lo “ius soli” è per chi nasce in Italia

– Comunque – interviene Cuccuini – sarà molto difficile ottenere ciò che si sta proponendo. Il Movimento 5 Stelle su questo tema frena moltissimo. A differenza del PD, loro hanno interesse nel dimostrare una certa continuità del governo.

– Come lo dimostra il “Rapporto” della Fondazione Migrantes”, in Italia si continua ad emigrare e non solo verso paesi europei. Il fenomeno è in piena crescita. Molti dei giovani che oggi abbandonano l’Italia un domani avranno famiglia. Potrebbero non poter trasmettere la cittadinanza italiana ai propri figli…

– È vero – ammette Testoni -. Sono comunque d’accordo che non esiste un dilemma tra “ius soli”, “ius culturae” e “ius sanguinis”. Il dibattito in corso ha una ragione d’essere. In contesti periferici, rispetto all’Italia, mi riferisco a quelli transoceanici è comprensibile la richiesta di mantenere attivo un vincolo con il Paese come, ad esempio, con lo “ius sanguinis”. Il tema è interessante e il Circolo Pd Spagna potrebbe, nel corso del nuovo anno, organizzare un seminario, un dibattito, su questo argomento.

– Come Circolo all’estero del Partito Democratico siete stati interpellati? È stata chiesta la vostra opinione?

Cuccuini considera che “buona parte del governo non voglia affrontare il tema della cittadinanza” mentre Testoni ritiene che oggi “i temi in agenda del Pd siano altri”. Poi ammette:

–  Credo che sia un argomento che riguarda una triangolazione Governo – Parlamento – CGIE, dal quale purtroppo noi siamo abbastanza estranei. Nel caso italiano bisogna cercare di combinare, di far quadrare il cerchio tra sensibilità molto diverse. Chi è emigrato in Europa non ha gli stessi problemi di chi è emigrato in Australia o in America Latina. La geografia è un fattore importante da tenere in considerazione.

– Mi pare che il dibattito, in questo momento, sia congelato – chiosa Cuccuini -. Lo era già nel governo precedente. C’erano state proposte per limitare lo “ius sanguinis” a due generazioni. Ma non sono prosperate. Credo che per il momento il dibattito è fermo.

– Non avete pensato di aprire un dibattito all’interno del Circolo e preparare una vostra proposta da presentare in seno al partito? Insomma, di anticiparvi?

 

Una cittadinanza europea

Cuccuini prende la parola. I suoi interventi sono sempre molto spontanei ed entusiasti. Le parole a volte si accavallano, quasi volessero uscire tutte assieme. È evidente che l’affascina la politica e lo seduce il dibattito

– Noi, nelle scorse elezioni, abbiamo fatto campagna elettorale a favore della candidatura di Pietro Mariani sulla base di proposte specifiche – ci dice -. Tra queste, c’era ad esempio l’apertura di uno sportello consolare nelle Canarie. È una questione sulla quale il PD Spagna si era speso; sulla quale Pietro Mariani si era impegnato personalmente. Credo che il nostro lavoro, oggi, abbia pagato. C’erano altre mete che ci eravamo prefissati nel caso che Mariani fosse stato eletto. Ad esempio, quella che riguarda il documento di identità elettronico. La Carta d’Identità cartacea crea disagi non solo perché si deteriora facilmente ma anche perché all’estero viene vista con diffidenza. Ci sono varie questioni che abbiamo cercato di aprire. Molta gente si lamenta, ad esempio, dell’omologazione dei titoli. Certamente come circolo dobbiamo lavorare su un programma nuovo per lanciare nuove sfide.

Testoni è più ponderato e riflessivo. Parla adagio, senza fretta, scandendo a volte le parole.

– Sono assolutamente d’accordo con quanto si sta dicendo – asserisce -.  Credo anche che dovremmo pensare in modo più europeo. È un mio pallino e spero di non dire qualcosa di inappropriato. Sarò naif, forse troppo idealista e utopico, ma credo che il nostro obiettivo, all’interno dell’Unione Europea, dovrebbe essere quello di arrivare ad ottenere una “cittadinanza europea”, peraltro già presente nei trattati dell’Unione, Art. 257. Mia figlia, che ha la doppia cittadinanza, è europea. Noi siamo europei. Chiaramente con questo non voglio togliere diritti e riconoscimenti agli italiani residenti fuori dall’Europa, Gran Bretagna compresa.

-Avendo un passaporto europeo, il discorso sullo “ius sanguinis”, sarebbe circoscritto alla comunità transoceanica…

– Certo – insiste Testoni -, mi fa piacere mantenere la cittadinanza italiana ed anche che l’abbia mia figlia. Eventualmente, anche i miei nipoti; ma, in considerazione delle interdipendenze professionali e della facilità di spostamento, dovremmo andare verso una europea. Comunque – conclude -, non dobbiamo togliere diritti per darne altri. Considero legittimissima l’esigenza di mantener lo “ius sanguinis” anche se in Europa credo che si dovrebbe arrivare ad una cittadinanza europea vera e propria.

Mauro Bafile

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