Cop25, Ministro Costa alla Voce: “C’è maggiore sensibilità in tema ambientale”

MADRID – Lo spirito delle proposte italiane, nell’ambito della “Conferencia de las Naciones Unidas sobre el cambio Climático”, è quello di “innalzare l’ambizione”. Lo spiega alla “Voce” Sergio Costa, ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Lo incontriamo negli spazi di Ifema, l’immensa “Feria di Madrid” che ospita il “Summit” ambientale.

– L’Italia – illustra il ministro rispondendo a una domanda della “Voce” – è tra i paesi che propongono di porre la neutralità climatica al 2050, se possibile anche prima; e di declinare l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, in ordine alla contabilità del mercato del carbonio. Ciò mi sembra molto importante perché, appunto, fa alzare le aspettative. I paesi in via di sviluppo, nella nostra proposta che è poi quella dell’Unione Europea, devono elevare l’asticella dell’ambizione – insiste -; ma è anche vero che bisogna dare loro un affiancamento particolare. Insomma, una “expertise” che noi siamo in grado di offrire. Sostenerli, quindi, perché, per innalzare l’ambizione, c’è bisogno anche di crescere e per farlo è necessaria l’”expertise” che l’Italia e altri paesi hanno e mettono a disposizione.

La prima legge sul clima

– C’è una maggiore sensibilità sul tema ambientale?

Il ministro non ha dubbi, almeno per quel che riguarda il Belpaese.

Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa

– Abbiamo recentemente, tre giorni fa – sostiene con soddisfazione -, approvato la prima legge sul clima. Credo che al mondo ce ne siano solo due. In Europa è senz’altro la prima. E poi abbiamo anche approvato la norma per cui in tutte le scuole, dalle elementari fino all’Università, ora c’è l’obbligo della formazione ambientale. È evidente che l’Italia vuole avere uno “standing” ambientale elevato. Complessivamente, posso affermare che nell’Unione Europea c’è una forte sensibilità sull’argomento. Il piano, la progettazione della Von der Leyen, che è stata approvata dal Consiglio di Stato dell’Unione Europea, spinge molto in alto, verso investimenti “green”. L’Italia, nella Legge di Stabilità, stanzia 56 miliardi di euro pluriennali con circa 3miliardi 800 su base annuale per tutti gli investimenti “green”. Credo che questo dimostri la nostra preoccupazione.

– Si punta molto sull’educazione, ma questo è un progetto che darà i suoi frutti a lungo termine. Qual è il ruolo che possono svolgere oggi i giovani nella costruzione di un mondo senza inquinamento?

– Intanto torno a sottolineare che l’Italia è il primo paese al mondo ad aver introdotto l’obbligo della formazione ambientale in ogni ordine e grado di studi – afferma immediatamente -. È importante e lo dico con grande soddisfazione. È stato introdotto anche in Messico e sono sicuro che ci saranno tanti altri paesi che seguiranno la nostra iniziativa. Detto ciò, è chiaro che poi ci sarà bisogno di coinvolgere i giovani in un percorso concreto, strutturale e strutturato. Passare dalla protesta, che è importante, alla proposta. Per tale motivo – spiega -, l’Italia a fine settembre e inizio ottobre del 2020, in occasione della Pre-Cop che terremo a Milano, organizzerà un evento per i giovani. I giovani dei 128 paesi della Cop, saranno invitati da noi a produrre una “Carta dei Giovani”, un documento che poi depositeremo per il lavoro strutturale che si svolgerà durante la Cop26 a Glasgow. Quindi, faremo entrare i giovani non più con “side events”, ma in forma strutturale dentro il percorso decisionale. Si potrà parlare di educazione, di fruibilità della scienza, di comunicazione e di quant’altro i giovani ritengano opportuno proporre nei gruppi di lavoro.

– Quindi c’è ottimismo per il futuro…

– Io sono caratterialmente un ottimista – commenta sorridendo -. C’è ottimismo perché è chiaro che se i popoli vogliono il cambiamento, non c’è politica che non ne possa tener conto. E ciò vuol dire prendere decisioni significative.

– Quindi, secondo lei, le grandi potenze, Stati Uniti, India, Cina, che sono anche le economie più inquinanti, dovranno rendersi conto della necessità di un cambiamento sul fronte della contaminazione ambientale.

– Noi tutti sentiamo la mancanza degli Stati Uniti d’America – chiosa -. Ciò non vuol dire che ci fermeremo per questo o che rallenteremo. L’auspicio è sempre che gli Stati Uniti ci ripensino e ritornino sui loro passi. O, comunque, che negozino una possibilità d’intervento sull’abbassamento delle emissioni in atmosfera. Detto questo – aggiunge -, i grandi Paesi che lei ha citato, non hanno disertato i tavoli dei negoziati. Lo fanno portando le loro proposte, le proprie idee. L’Italia è un “player” delle negoziazioni. Lo è un po’ per la sua storia, un po’ perché siamo effettivamente coloro che creano reti e rapporti. Sono sicuro, perché lo percepisco, che le trattative non sono al ribasso.

– C’è stato il passaggio delle consegne. Ora sono l’U.K, e l’Italia a dover preparare la prossima Cop.

– Sì – ammette -. C’è stato un passaggio di consegne dal Cile al Regno Unito ma, come ha detto la presidente della Cop 26, la ministro Claire Perry, in partenariato con l’Italia. Ci sarànno un tavolo tecnico e un tavolo politico nei quali le decisioni saranno concordate. La presidenza, come è giusto che sia, sarà dell’U.K. E la Conferenza si svolgerà a Glasgow. Il partenariato, però, prevede che si decida insieme. Noi siamo un paese chiaramente mediterraneo e il Regno Unito lo è del nord. Ciò ci permetterà legare sensibilità diverse che trovano una sintesi nella tutela dell’ambiente. Secondo me è molto bello.

Una ambizione condivisa

Sostiene che sia l’Italia sia il Regno Unito coltivano una grande ambizione e sottolinea che, in tema ambientale, il Brexit non incide affatto. Quindi, non avrà alcun tipo di ripercussioni.

– L’Inghilterra prosegue – ha una storia di negoziatore. Penso ai paesi del Commonwealth. Lo stesso vale per l’Italia. Entrambi siamo paesi che tessono. Noi, inoltre, organizzeremo la Pre-Cop. L’ospiteremo a Milano, tra fine settembre e inizio ottobre. Quindi diciamo pure che questo percorso di condivisione è soprattutto un percorso di arricchimento. Lo è non solo per le nostre due nazioni ma, secondo me, per tutto il pianeta.

Ritiene che, l’unione tra Italia e Regno Unito, permetterà trovare punti d’intesa che tengano conto di diverse realtà ed esigenze. Ed allora non esclude si possa riuscire a produrre un documento ancor più consistente di quello degli anni precedenti.

– Considero – aggiunge – che la Cop26 sarà estremamente significativa. Sarà la sfida delle sfide.

– Perché è stato scelto l’Uomo Vitruviano come simbolo della Pre-Cop?

– Abbiamo scelto l’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci, con lo sfondo del mondo e con i ramoscelli d’ulivo, seppur stilizzati – spiega -. Perché? – si chiede per poi rispondersi:

– Intanto perché quest’anno ricorre il cinquecentesimo anniversario della nascita di Leonardo. L’Uomo Vitruviano lo fece proprio a Milano. E noi, a Milano, faremo la pre-Cop e l’evento dei giovani. Abbiamo scelto l’opera di Leonardo anche perché l’Uomo Vitruviano è l’uomo perfetto. Egli sta dentro al mondo. La  sfera rappresenta il mondo divino, il cielo; il quadrato la razionalità, la terra. Quindi, Leonardo, scienziato, naturalista ma anche artista, pone al centro l’uomo. Quello stesso uomo che ha rovinato il pianeta ma senza il quale il pianeta non può risollevarsi. Ci sembrava che lo sfondo del mondo e il ramoscello d’ulivo potessero simboleggiare anche il rapporto ambiente e pace. Ambiente e pace che camminano assieme. Non si può tutelare l’ambiente se non c’è pace. Non si può tutelare la pace e l’ambiente se non c’è giustizia. E questi sono percorsi culturali che attraversano la Cop. Ecco, questa è la ragione per cui abbiamo scelto l’Uomo Vitruviano. È un orgoglio italiano che, comunque, ha un forte significato per tutto il pianeta. Ci sembrava il segnale più giusto, il simbolo più giusto perché i simboli parlano anche da soli.

Mauro Bafile

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