Natale del Papa, appelli per i migranti e fine conflitti

Papa Francesco durante la benedizione Urbi et Orbi in Piazza San Pietro.
Papa Francesco durante la benedizione Urbi et Orbi in Piazza San Pietro. EPA/VATICAN MEDIA

CITTA’ DEL VATICANO. – Gli appelli perché si rischiarino le tante “tenebre di questo mondo”, per la fine dei numerosi conflitti, tra cui quello nel Sud Sudan, e anche per la “difesa e sostegno” dei migranti, “vittime dell’ingiustizia”.

C’è stato questo e altro al centro del Natale di papa Francesco, che dopo aver ricordato martedì, nella messa della notte in San Pietro, che “mentre qui in terra tutto pare rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis”, ieri nel Messaggio natalizio “Urbi et Orbi” dalla Loggia centrale della Basilica ha ripercorso e chiesto soluzioni per le varie situazioni di guerra e di crisi nel mondo.

Senza dimenticare il dramma dei migranti, per i quali ha invocato “difesa e sostegno”, poiché – ha affermato – “è l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. E’ l’ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani. E’ l’ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza”.

E l’appello di Bergoglio è arrivato proprio mentre il Viminale diffondeva i dati secondo cui nel 2019 sono dimezzati gli sbarchi dei migranti in Italia: quest’anno sono arrivati 11.439 migranti, il 50,72% in meno rispetto al 2018, quando ne sbarcarono 23.210. Un dato che aumenta ancora di più rapportandolo con il 2017, quando arrivarono 118.914 migranti, il 90,38% in più rispetto a quest’anno.

Inoltre, il Papa ha aperto il Natale con un Messaggio congiunto, insieme al primate anglicano Justin Welby e all’ex moderatore della Chiesa di Scozia John Chalmers, indirizzato ai leader politici del Sud Sudan sollecitando l’attuazione degli accordi di pace e ribadendo la volontà di visitare il Paese.

Un’importante iniziativa anche dal punto di vista ecumenico, in cui i tre capi religiosi hanno assicurato “vicinanza” agli sforzo dei leader sud-sudanesi per l’attuazione sollecita degli Accordi di pace”, auspicando anche “un rinnovato impegno nel cammino di riconciliazione e di fraternità”, e richiamando a che si renda possibile la nostra auspicata visita a codesto caro Paese”.

Nel tradizionale Messaggio di mezzogiorno “alla Città e al Mondo”, poi, Francesco ha chiesto “luce per i tanti bambini che patiscono la guerra e i conflitti in Medio Oriente e in vari Paesi del mondo”, “conforto per l’amato popolo siriano che ancora non vede la fine delle ostilità”, e augurato che “i governanti e la comunità internazionale” siano ispirati “a trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza e la convivenza pacifica dei popoli della Regione e pongano fine alle loro indicibili sofferenze”.

“Luce” è stata invocata dal Papa anche per la Terra Santa, e “consolazione” per l’Iraq e per lo Yemen. “Penso ai bambini dello Yemen”, ha aggiunto con dolore. Nel pensiero del Pontefice sono ricorsi il Continente americano, nell’attuale “stagione di sommovimenti sociali e politici”, in particolare “il caro popolo venezuelano, lungamente provato”. Quindi “la cara Ucraina”, “che ambisce a soluzioni concrete per una pace duratura”.

E i popoli dell’Africa, “dove perdurano situazioni sociali e politiche che spesso costringono le persone ad emigrare”, esprimendo vicinanza alle vittime di conflitti, calamità naturali, emergenze sanitarie, persecuzioni religiose, attacchi terroristici, “soprattutto in Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria”.

Intanto nell’Angelus della festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, ha sottolineato che tale ricorrenza “ci chiama a ricordare tutti i martiri di ieri e di oggi – oggi sono tanti! -, a sentirci in comunione con loro”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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