Industria al lumicino, produzione debole, ferma a +0,1%

Una catena di montaggio in una azienda automobilistica. (Panorama)

ROMA, 10 GEN – Il 2019 è stato un anno nero per l’industria italiana. A novembre la produzione torna positiva, ma il rialzo non va oltre un decimo di punto. Il bilancio, quando nelle statistiche manca solo dicembre all’appello, è decisamente negativo.

Viene meno la spinta della dorsale economica del Paese, che da cinque anni a questa parte aveva sempre chiuso in crescita. L’ultimo “rosso” della manifattura, infatti, risale al 2014.

Le speranze sono tutte su quel +0,1% guadagnato rispetto ad ottobre. Solo “un lieve recupero”, ammette l’Istat rilasciando i dati. Ma c’è comunque un’inversione di rotta a confronto con i due mesi precedenti, entrambi in discesa.

Certo in Germania novembre è stato molto più generoso: l’attività è salita di oltre un punto percentuale. In Francia l’indice è aumentato dello 0,3%. Ma probabilmente serve un po’ di tempo. L’Italia potrebbe beneficiare della ripresa della locomotiva tedesca a dicembre. Il che permetterebbe di compensare le perdite sul trimestre, l’ultimo del 2019, e chiudere la fase di recessione tecnica che attanaglia la manifattura dalla scorsa primavera.

Per ora l’Istat non si sbilancia. L’indice anticipatore, che in qualche modo predice quel che sarà del Pil nei prossimi mesi, “mantiene un profilo negativo, suggerendo il proseguimento della fase di debolezza”. Sempre in “stagnazione” siamo, chiosa Confcommercio.

Non aiuta quel che succede fuori dall’Italia e anche dell’Europa. Lo scenario internazionale “ha subito alcuni cambiamenti rilevanti i cui effetti sono al momento di difficile quantificazione”, riconosce l’Istituto di statistica nella nota che fa il punto sugli ultimi accadimenti economici. E come si sa l’incertezza non va d’accordo con la crescita. Da una parte le tensioni sui dazi si affievolisco, dall’altra l’escalation in Medio Oriente tra Usa e Iran ha spiazzato.

Se sulla congiuntura – le variazioni mese per mese – resta del margine, per quel che riguarda la tendenza annua, il consuntivo dell’industria per il 2019, difficilmente si potrà recuperare in 31 giorni, quelli di dicembre, il “rosso” accumulato nei primi undici mesi, pari al -1,1%. Solo a noviembre la produzione è arretrata dello 0,6% su base annua.

C’è da dire che non ha giocato a favore il meteo, il caldo di novembre ha affossato l’energia (-3,9%). É andato bene invece il settore degli autoveicoli, tornato in positivo (+1,8%) dopo diciassette mesi. Ancora meglio fanno l’industria del legno e l’elettronica. Molto male va per il tessile, la metallurgia e la fabbricazioni di macchinari in cui l’Italia è leader.

Ma tutto ciò come impatterà sul Pil? Alla domanda risponderà l’Istat a fine gennaio, quando uscirà la prima stia sul quarto trimestre. Si completerà così il quadro sul 2019. E’ però vero che ormai contano tanto anche i servizi. Proprio perché la manifattura ha perso terreno. I consumatori dell’Unc stimano quasi una riduzione di un quinto rispetto ai livelli pre-crisi.

Imprese e sindacati chiedono a questo punto una maggiore attenzione da parte dell’esecutivo. “Speriamo che in questo tagliando che il governo intende fare a gennaio la questione economica del Paese sia prevalente”, è l’auspicio del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.

“Dobbiamo reagire”, reclama davanti ai dati sulla produzione. Il calo per la Cisl è “allarmante” e impone “una discontinuità”, che invece non si vedrebbe in un manovra giudicata “debole”.

Non c’è più da aspettare secondo Andrea Illy, tra i possibili candidati alla successone di Boccia al vertice di viale dell’Astronomia. Sia il “privato a proporre allo Stato un piano strategico”, è la sua proposta.

(di Marianna Berti/ANSA)