“Ricchi e italiani”, così i licei cercano gli iscritti

Logo di un liceo: un gufo formato da libri sovrapposti.
Logo di un liceo: un gufo formato da libri sovrapposti.

ROMA. – Discriminazione e classismo per aumentare le iscrizioni. Il caso dell’Istituto romano di via Trionfale, che nella presentazione riportava una dettagliata descrizione di come tra i vari plessi siano divise le classi sociali di appartenenza degli studenti, non è isolato.

Open day e corsa alle iscrizioni hanno spinto gli istituti a stare sempre più sul mercato e, ormai alle prese con la carenza di fondi, a cercare di intercettare la domanda dei genitori e aumentare gli studenti. Una domanda variabile a seconda delle zone alla quale le scuole rispondono con presentazioni accattivanti basate sui Rav, ovvero i Rapporti di Autovalutazione, un mix di dati statistici, informazioni didattiche e intenti promozionali.

In genere ci si limita però a descrivere l’offerta sia didattica che extra e gli ambienti scolastici. Ma non sempre. Già in passato la deriva discriminatoria aveva ‘infettato’ Istituti ‘blasonati’ con conseguenti e inevitabili polemiche. Il famoso liceo classico Visconti, scuola di rampolli della ‘Roma bene’, presentandosi anni fa assicurava che “le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio- alto borghese” sottolineando che “tutti gli studenti, tranne un paio, sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile”.

Insomma una vera e propria descrizione della popolazione scolastica su parametri di discriminazione. Ancora anni fa in un altro istituto romano, la paritaria Giuliana Falconieri, nel quartiere Parioli, si precisava che “gli studenti del nostro istituto appartengono prevalentemente alla medio-alta borghesia romana”.

Fattore che, secondo l’estensore della scheda, “facilita l’interazione sociale” anche perché, veniva detto esplicitamente, “non sono presenti né studenti nomadi né provenienti da zone particolarmente svantaggiate”. Non solo: veniva riportato anche che “negli anni sono stati iscritti figli di portieri e/o custodi di edifici del quartiere» ma «data la prevalenza quasi esclusiva di studenti provenienti da famiglie benestanti, la presenza seppur minima di alunni provenienti da famiglie di portieri o di custodi comporta difficoltà di convivenza dati gli stili di vita molto diversi”.

Stessa storia per il prestigioso liceo classico di Genova Andrea D’Oria dove anche qui il Rav assicurava l’assenza di “poveri e i disagiati” che “costituiscono un problema didattico”. Più sfumato il Rav del celebre liceo Parini di Mliano dove si evidenziava comunque che “gli studenti del liceo classico in genere hanno, per tradizione, una provenienza sociale più elevata rispetto alla media. Questo è particolarmente avvertito nella nostra scuola”.

E ancora un altro istituto romano, il G.G.Belli che si trova in Prati, quartiere per eccellenza della borghesia capitolina, nella sua presentazione pur ricordando di accogliere “studenti di zone limitrofe e, in alcuni casi, anche di quartieri più lontani, spesso collegati al pendolarismo dei genitori che lavorano presso i numerosi uffici della zona e degli alunni stranieri figli di immigrati occupati presso famiglie residenti”, sottolinea quasi a rassicurare che “la realtà socio-culturale, piuttosto omogenea, è comunque caratterizzata da un ceto medio-alto, un livello culturale generalmente elevato (la maggioranza dei genitori degli alunni è provvisto di laurea)”.