Pensioni primo reddito per 7,4 milioni di famiglie

Un gruppo di anziane siedono in panchina
Un gruppo di anziane su una panchina in una foto di archivio (ANSA/LUCA ZENNARO)

ROMA. – In Italia 7,4 milioni di famiglie, circa una su tre, vivono di pensione. Nel senso che gli assegni sono la principale fonte di reddito. Un dato che la dice lunga sull’invecchiamento della popolazione e su quanto la pensione sia diventata fondamentale per andare avanti.

Un ammortizzatore sociale strategico in epoca di “lavoretti”. Tanto che “la presenza di un pensionato all’interno di nuclei “vulnerabili” consente “quasi di dimezzare l’esposizione al rischio di povertà”. Insomma i nonni fanno da paracadute e “salvano” figli e nipoti.

A certificarlo è l’Istat che fa il conto sulle famiglie con anziani, ma il fenomeno ha proporzioni ancora più ampie perché spesso si condivide l’assegno pur vivendo sotto tetti diversi. Scatta evidentemente una solidarietà familiare tra generazioni che supera nel concreto il dibattito sui ricalcoli e gli altri possibili interventi di bilanciamento. Certo una cosa è quando a trattare di “diritti acquisiti” sono genitori e figli, un altro quando a decidere è lo Stato.

Inoltre chi si ritira oggi ha iniziato a lavorare negli anni Settanta e Ottanta, cumulando l’anzianità contributiva in tutt’altro mondo. L’Istat lo dice in modo chiaro: “é progressivamente aumentato il peso delle pensioni maturate nelle fasi di maggiore crescita economica”. Per chi invece adesso è alle prese con il mercato del lavoro la situazione è più difficile e il tutto si riflette sul reddito: “in termini nominali l’importo medio delle prestazioni del 2018 è aumentato del 70% rispetto a quello del 2000, con una dinamica più marcata rispetto a quella registrata dalle retribuzioni”.

Ma non tutti i pensionati possono far affidamento su certi budget. Più di uno su tre, il 36,3%, riceve ogni mese meno di mille euro lordi, il 12,2% non supera i 500. E’ l’Istat stesso a denunciare “l’ampia disuguaglianza di reddito tra i pensionati”. Divari che si riflettono sul territorio – il Nord assorbe metà della spesa – e sulle donne che risentono di carriere discontinue.

Intanto le uscite per pagare le pensioni salgono, con tutto quel che ne consegue per le casse pubbliche. Nel 2018 il numero dei pensionati è rimasto stabile a 16 milioni ma la spesa, includendo l’assistenza, ha raggiunto i 293 miliardi. Ed è risalita, dopo un trend in discesa, anche l’incidenza sul Pil.

Risultati che ancora non incorporano le ultime misure, Quota 100 in primis. Il fatto è che viviamo sempre di più, l’Italia è tra le nazioni più longeve. Poi, con il trascorrere del tempo gli effetti delle riforme si diluiscono. Ragionamento che vale anche per la legge Fornero.

Una nota positiva nel report dell’Istat però c’è e riguarda il peso dei pensionati sugli occupati, nel 2018 è sceso un po’, a riprova di un recupero sul mercato del lavoro. Non basta però a rincuorare i sindacati. La leader della Cisl, Annamaria Furlan, definisce il quadro “allarmante”. Intervenire è un “dovere morale e sociale”, dice quando manca una dozzina di giorni al tavolo sulla previdenza. Sulla stessa linea il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che insiste affinché venga ridotto il carico fiscale sui pensionati.

(di Marianna Berti/ANSA)

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