Riforma Costituzionale: voto ai diciottenni e senatori già a 25 anni

Il Senato durante una seduta.
Il ricordo per la stage di piazza Fontana in aula al Senato durante il dibattito sul finanziamento della politica e sul caso della Fondazione Open, 12 dicembre 2019. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Prende corpo una riforma storica della quale da anni dibattono anche i costituzionalisti: i diciottenni potranno votare anche per il Senato. La riforma costituzionale che sta impegnando da mesi le forze politiche ha infatti compiuto un decisivo passo in avanti con l’approvazione da parte della Commissione Affari costituzionali del Senato di un emendamento che ora passerà all’esame dell’Aula.

Un’approvazione bipartisan che ha visto solo l’astensione di Forza Italia. La modifica potrebbe sanare un vulnus antico e permetterebbe ai 18enni di esprimersi anche per il Senato alle elezioni politiche. Ma non solo. Il Parlamento sta intervenendo sia sull’elettorato attivo che passivo e si cerca di abbassare anche l’età minima per poter essere eletti senatori che passerebbe, secondo l’emendamento, dagli attuali 40 anni a 25.

Un ringiovanimento dell’elettorato e della rappresentanza parlamentare non da poco, certamente di grande impatto anche sulle future scelte politiche. Tirando dentro al processo politico le fasce più giovani della popolazione è prevedibile immaginare piccole rivoluzioni culturali oltre che un’iniezione di freschezza nelle dinamiche parlamentari.

Se ovviamente è impossibile fare previsioni, i sondaggisti sottolineano un dato: da anni l’elettorato italiano è tra i più volubili in Europa e l’ingresso alle urne di un elettorato giovane potrebbe aumentare il tasso di volatilità. “Si tratta di una riforma epocale. Si supera la paradossale e ormai anacronistica esistenza di un ramo del Parlamento dotato degli stessi poteri dell’altro ma non eletto a suffragio universale. Il provvedimento andrà al più presto in aula”, ha spiegato soddisfatto Dario Parrini (Pd), primo firmatario dell’emendamento.

Sulla stessa linea il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà: “rispettiamo gli impegni presi, avanti con il cronoprogramma delle riforme!”, ha assicurato. Il MoVimento esulta con Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera: “più di 4 milioni di under 25 potranno votare per il Senato e non bisognerà aspettare i 40 anni per diventare senatore. I giovani diventano protagonisti”.

A fronte di un’accelerazione in tema di voto, si registra una momentanea frenata su un altro importante capitolo legato alle riforme dove la politica, almeno fino a domattina (probabilmente intorno alle 12.30), resta in stand by in attesa della decisione della Corte Costituzionale sul referendum sponsorizzato dalla Lega per modificare il Rosatellum.

Il quesito chiede l’abrogazione delle norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi per trasformare l’attuale sistema elettorale in un maggioritario puro. E mentre Salvini invoca sfoggiando ottimismo che “la parola torni al popolo”, la Maggioranza lavora proprio nella direzione opposta, a un proporzionale con soglia di sbarramento al 5 per cento.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)