Conte accelera sulla prescrizione. M5S e Pd tentano l’accordo

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato.
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato, Roma 10 settembre 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Si accelera sulla prescrizione, si naviga a vista sul futuro del Movimento. I Cinque Stelle, ad una manciata di giorni dalle Regionali, incassano la sponda del premier Giuseppe Conte sul delicatissimo tema della giustizia, che vede Iv pronta a votare il ddl Costa a partire dal 27 gennaio alla Camera (presentando al contempo due emendamenti al milleproroghe per il rinvio degli effetti della riforma Bonafede sulla prescrizione al primo gennaio 2021).

L’incrocio tra l’esito delle Regionali e il nodo prescrizione è esplosivo e, per questo, Conte decide di accelerare convocando, nelle prossime ore, un nuovo vertice che il capo del governo stesso definisce “risolutivo”. “Non fermiamoci alla prescrizione che è la parte del tutto. Il nostro obiettivo è accelerare i processi e il processo penale. Avere una giustizia giusta è l’interesse dei cittadini”, spiega Conte.

E la mediazione potrebbe concentrarsi proprio su quel differente “trattamento” che, fermo restando la riforma Bonafede, sarebbe riservato ad assolti e condannati in primo grado, mantenendo il blocco definitivo per i secondi. La volontà comune, nel M5S e nel Pd, è non creare ulteriori traumi ad un passo dal voto in Emilia-Romagna e Calabria. Disinnescando la trincea renziana.

E’ una settimana di “sospensione”, invece, quella che si vive nel M5S, prima di affrontare quella che si preannuncia come una nuova sconfitta alle Regionali. Ma, già nelle prossime ore, a sferzare i Cinque Stelle potrebbero arrivare i provvedimenti dei probiviri sui “morosi” sulle rendicontazioni.

Non ci saranno, secondo fonti del Movimento, espulsioni ma l’intervento del “tribunale interno” sarà netto. E potrebbe fare da sponda a chi, nel Senato e alla Camera, medita l’addio. Il capo politico Luigi Di Maio, per ora, tiene i toni bassi. E si tiene lontano dai giorni più caldi in Emilia-Romagna e Calabria.

Il suo è un atteggiamento “riflessivo”, spiegano fonti vicine al ministro, descrivendolo concentratissimo, al di là che sui dossier esteri, sull’organizzazione degli Stati Generali. Ma cosa accadrà fino ad allora?

Nei corridoi parlamentari l’impressione è che Di Maio volutamente abbia circondato di un alone di mistero il suo futuro. Che i vertici del Movimento siano destinati a cambiare sembra ormai certo ma quale sarà il ruolo di Di Maio è tutto da vedere.

Nel frattempo, il leader pentastellato porta a compimento la “sua” riforma: il blog delle Stelle nelle prossime ore diramerà i risultati dei voti sui facilitatori regionali, mentre sui candidati a presindente di Liguria, Toscana e Puglia alle prossime Regionali si andrà, giovedì, ai ballottaggi. E oggi si votava anche sulla destinazione delle tanto contestate rendicontazioni.

Un modo, spiegano nel M5S, per rasserenare gli animi non solo sui rimborsi ma sulla stessa piattaforma Rousseau. E a prevalere tra le possibili destinazione è il Fondo per la povertà educativa infantile. Mercoledì, in un evento ad hoc, Di Maio presenterà i nuovi referenti Regionali.

Ma il dissenso, seppur in queste ore meno gridato, resta. Alla Camera continua il lavoro di “scouting” di Lorenzo Fioramonti per arrivare alla componente – o addirittura al gruppo – Eco mentre al Senato il “moroso” Lelio Ciampolillo spiega lo stop ai pagamenti con la protesta contro le battaglie pugliesi disattese dai “governi Conte 1 e Conte 2”. E al Senato più di un esponente la pensa come Ciampolillo.

(di Michele Esposito/ANSA)

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