I tempi e i numeri della corsa contro il virus cinese

Il laboratorio cinese dove si studiano i possibili rimedi al virus.
Il laboratorio cinese dove si studiano i possibili rimedi al virus. ANSA/YONHAP SOUTH KOREA OUT

ROMA. – Da virus ‘misterioso’ a possibile minaccia per la salute pubblica internazionale in meno di un mese. Questa la parabola del coronavirus che ha causato il focolaio partito da un mercato della città di Wuhan. Ecco l’evoluzione dell’epidemia.

LE TAPPE:

31 dicembre 2019: è arrivata la prima comunicazione ufficiale sul virus da parte della Cina all’Oms. Le autorità di Pechino segnalano un focolaio di polmoniti di origine sconosciuta verificatesi tra la metà e la fine di dicembre, riconducibili ad un mercato del pesce di Wuhan, città della Cina centrale con 11 milioni di abitanti, che verrà chiuso l’1 gennaio.

6 gennaio: le autorità cinesi comunicano di aver escluso che a causare il focolaio siano stati virus come l’influenza o la Sars, su cui si erano appuntati i primi sospetti.

9 gennaio: l’Oms conferma che la malattia ‘misteriosa’ è causata in realtà da un nuovo coronavirus, dello stesso tipo di quello della Sars e del Mers, mai isolato prima. In questa fase non ci sono ancora prove della possibile trasmissione da uomo a uomo. Il codice genetico viene messo a disposizione della comunità scientifica.

11 gennaio: c’è il primo morto per la malattia, un uomo di 61 anni con altre patologie preesistenti. Al momento sono sei i decessi registrati per il virus, tutti in Cina.

13 gennaio: l’Oms conferma il primo caso al di fuori della Cina, su una donna di Wuhan che ha sviluppato i sintomi durante un viaggio in Thailandia. A oggi sono quattro i casi ‘esportati’, due in Thailandia, uno in Giappone e uno in Corea del Sud, tutti in persone che hanno viaggiato a Wuhan. Diversi stati asiatici e anche gli Usa annunciano controlli specifici negli aeroporti, anche in vista dei festeggiamenti per il capodanno cinese, il 25 gennaio, occasione di viaggi all’estero per milioni di cinesi.

20 gennaio: arriva la conferma ufficiale della capacità del virus di trasmettersi da uomo a uomo, e la Cina ammette altri 217 casi confermati. L’Oms convoca per domani la riunione del Comitato di Emergenza.

I NUMERI DELL’EPIDEMIA

Al momento secondo l’Oms sono 278 i casi segnalati del virus, di cui 12 in condizioni critiche, con sei morti. Due casi si sono verificati in Thailandia, uno in Giappone e uno in Corea del Sud, mentre la quasi totalità dei pazienti cinesi è concentrata nella zona di Wuhan, con 14 casi riportati nella regione del Guandong, 5 a Pechino e uno a Shanghai. Secondo alcune fonti potrebbero essersi infettati 14 operatori sanitari. Ma secondo stime Gb i casi sarebbero gia’ oltre 1700.

I CONTROLLI

L’Europa ricorda l’Ecdc, ha tre collegamenti diretti con Wuhan. Uno è dall’aeroporto di Fiumicino, che ha tre voli al giorno per la metropoli cinese. Gli Usa hanno già annunciato controlli specifici in diversi stati, e l’allerta è stata alzata in Thailandia, Corea del Sud e Giappone dopo l’importazione di casi. Il livello di allerta in Europa e’ stato innalzato da basso a moderato.

SARS

Ha fatto oltre 800 morti. Il primo virus ‘sospettato’ è stato quello della Sars, che tra il 2002 e il 2003 aveva fatto quasi 8500 casi in 30 paesi del mondo con 801 morti.

MERS

L’altro virus ‘parente’ di quello cinese, isolato nel 2012, ha invece fatto 2494 casi e 858 morti in 27 paesi.

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