Ville, Ferrari e imprese: scoperti 237 furbetti del Reddito di cittadinanza

Ufficiali della Guardia di Finanza al lavoro davanti al computer
Ufficiali della Guardia di Finanza al lavoro davanti al computer. (ANSA)

LOCRI (REGGIO CALABRIA). – Beneficiavano del reddito di cittadinanza ma tra loro c’era chi aveva la Ferrari, chi ville di lusso, chi era titolare di imprese, con introiti economici elevati, ed anche chi era detenuto con l’accusa di essere un affiliato alla ‘ndrangheta.

É quanto ha scoperto la Guardia di finanza di Locri nell’ambito di un’indagine che ha portato alla denuncia di 237 “furbetti del reddito”, persone cioè che incassavano il sussidio pur non avendone diritto per le loro condizioni economiche tutt’altro che disagiate.

I finanzieri hanno anche denunciato altre 73 persone che avevano sottoscritto le false Dichiarazioni sostitutive uniche, le cosiddette Dsu, per la richiesta dell’Isee. Le somme incassate complessivamente dai percettori abusivi del Reddito, tra i mesi di aprile e dicembre dello scorso anno, sfiorano i 900 mila euro.

Per i 237 denunciati é scattata inoltre la segnalazione all’Inps affinché l’istituto di previdenza recuperi le somme già incassate illegalmente e blocchi il prosieguo dei pagamenti. L’indagine nell’ambito della quale si è proceduto alle 237 denunce è scaturita da una precedente inchiesta su falsi braccianti agricoli e falsi rimborsi fiscali.

I finanzieri sono giunti alla scoperta dei “furbetti del reddito” grazie ad ulteriori approfondimenti su quanti erano già stati denunciati nella precedente indagine. In particolare, sono state riscontrate diverse anomalie nelle Dichiarazioni sostitutive uniche.

In molti casi era stata omessa l’indicazione dei componenti del nucleo familiare anagrafico, del coniuge non separato ed il possesso di redditi e di beni mobili ed immobili. Tra i casi più eclatanti quello di due detenuti per mafia, in carcere dall’estate scorsa nell’ambito dell’inchiesta denominata “Canada connection”, e quello di una famiglia, riconducibile ad una cosca di ‘ndrangheta, la maggioranza dei componenti della quale è stata condannata con sentenza passata in giudicato, con conseguente interdizione dai pubblici uffici.

C’erano poi soggetti titolari di redditi, che in alcuni casi superavano anche i 55 mila euro, non indicati come componenti nel nucleo familiare. Alcuni imprenditori, anche loro percettori del sussidio, pur avendone l’obbligo, non avevano presentato alcuna dichiarazione dei redditi.

L’indagine della Guardia di finanza é stata anche lo spunto per diversi commenti da parte di esponenti politici. “L’inchiesta di Locri – ha detto la deputata di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli – conferma purtroppo i nostri allarmi su quello che sarebbe stato il reddito di cittadinanza. Non solo l’ingranaggio di ingresso nel mondo del lavoro non è mai partito ma, al contrario, il beneficio è entrato nel tritacarne nel malcostume”.

Luca Squeri, deputato di Forza Italia, ha parlato di “schiaffo alla cultura del lavoro” e di “controprova di quanto lo strumento congegnato dal Movimento 5 Stelle sia un fallimento totale. Quanti altri casi dovranno emergere prima che i 5 Stelle ammettano che le risorse destinate al reddito di cittadinanza possono e devono essere utilizzate meglio, a cominciare da una seria riduzione della pressione fiscale?”.