Regionali Emilia-Romagna, orgoglio Bonaccini: “Salvini mi ha sfidato e ha perso”

Stefano Bonaccini arriva a tarda notte alla sede della regione Emilia Romagna dopo la rielezione.
Stefano Bonaccini presidente della regione Emilia Romagna in una foto d'archivio del 2020. ANSA/GIORGIO BENVENUTI

BOLOGNA. – “Salvini ha voluto sfidarmi e ha perso”. Stefano Bonaccini mostra tutto il suo orgoglio: “Questa regione ha dimostrato che se vuoi suonare i campanelli, lo fai a casa tua”. All’indomani del trionfo nelle urne, il governatore dell’Emilia-Romagna punge gli avversari e si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “Leggevo narrazioni distorte di quello che stava accadendo, c’era chi mi diceva di lasciar perdere, ma non ho mai avuto dubbi, perché una mobilitazione del genere non l’avevo mai vista prima d’ora”.

Ora – promette – “in un mese presenterò la nuova giunta: uomini e donne capaci di affrontare i problemi e prendere subito decisioni”. Bonaccini ha anche rivelato di aver finalmente parlato con Mattia Santori, il portavoce delle ‘sardine’: “L’ho chiamato per la prima volta per ringraziarlo della loro straordinaria mobilitazione”.

Decisiva, secondo molti osservatori per il risultato finale: “Salvini e Meloni le considerano piazze ‘contro’, ma commettono una gaffe clamorosa, perché sono una domanda di alternativa e loro l’hanno sottovalutata”.

Su un’eventuale rappresentanza del movimento in giunta, il governatore non si sbilancia, ma sembra chiedere al Pd di non dimenticarsene. “Serve una classe dirigente che quando entra in un bar o in un supermercato, sappia rispondere a chi ha davanti”, affonda Bonaccini: “Diamo spazio ai tanti amministratori locali che abbiamo, sono straordinari”.

E al segretario Nicola Zingaretti ricorda: “Cambiare nome? Non so, non ci ho pensato. Ma serve una nuova ripartenza con nuovi contenuti: quando li vedrò, dirò la mia”.

Al M5s, invece, uscito quasi azzerato dalle urne, Bonaccini ha ribadito quanto aveva detto per tutta la campagna elettorale: “Hanno perso un’occasione, perché l’errore più grande è aver voluto provare un’alleanza in Umbria, in quelle condizioni drammatiche, e non farla laddove dove si poteva vincere insieme”.

L’Emilia-Romagna del futuro ripartirà dal lavoro e dall’innovazione. E soprattutto dalla richiesta di autonomia, cavallo di battaglia del governatore, che l’ha portata avanti anche tra i malumori dei suoi stessi compagni di partito. “Me l’aspetto: se questo Governo non la concederà, non farò sconti come non li ho fatti al Governo precedente”, ha ribadito, indicandola tra le priorità nel dialogo con Roma, insieme a “risorse per gli investimenti” e “alla programmazione di fondi europei”.

L’ultimo pensiero per due dei ‘tormentoni’ della campagna elettorale. Il primo è Bibbiano, dove il Pd ha stravinto: “Solo chi non conosce l’Emilia-Romagna può permettersi di andare in un paese di 10mila persone e offenderle dalla mattina alla sera, perché questo hanno fatto”, attacca Bonaccini: “La Lega non ha saputo dividere le responsabilità dalla retorica per cui sembrava una comunità fatta tutta di orchi”.

Il secondo è la voglia di liberazione ripetuta dalla sua avversaria, Lucia Borgonzoni: “E’ stata un’offesa che ho sentito in maniera particolare e per questo dedico la vittoria alla mia terra e a chi l’ha liberata 75 anni fa, pagando con la vita”, si è commosso.

(di Federico Del Prete/ANSA)

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