Coronavirus, gli italiani aspettano il rientro: “Ma solo se senza sintomi”

Passeggeri con la mascherina controllano gli orari della China Eastern nell'aeroporto John F. Kennedy di NY.
Passeggeri con la mascherina controllano gli orari della China Eastern nell'aeroporto John F. Kennedy di NY. EPA/JUSTIN LANE

PECHINO. – Il conto alla rovescia è iniziato per portare a casa gli italiani bloccati a Wuhan dall’epidemia del coronavirus e tra i connazionali l’attesa è forte: potranno partire su base volontaria e solo se non contagiati, senza sintomi, secondo gli accordi che si stanno via via completando con la parte cinese. Sarebbe esclusa la partenza delle persone in possesso di passaporto cinese, nell’ambio delle coppie di nazionalità mista.

L’ambasciata italiana a Pechino “è in contatto con tutti gli italiani” che si trovano soprattutto nella provincia interessata dell’Hubei, di cui Wuhan è la capitale, e “quelli che su base volontaria vogliono ritornare in Italia avranno la possibilità di farlo attraverso un volo aereo (operato dalla Difesa e con a bordo personale medico ndr) che stiamo predisponendo, e stiamo trattando con le autorità cinesi per l’autorizzazione”, ha detto in serata la viceministro degli Esteri, Marina Sereni.

“Dovrebbero poi essere messi sotto osservazione in Italia, e saranno poi valutati caso per caso, c’è una task force del ministero della Salute che sta lavorando in contatto con il ministero degli Esteri, con l’Unità di Crisi della Farnesina. Siamo pronti – ha aggiunto – per far rientrare gli italiani che lo vorranno”.

Dopo le evacuazioni avviate, tra gli altri, da Usa, Giappone e Singapore, oggi è stata la volta di un aereo di Seul arrivato in piena notte a Wuhan per riportare in patria 360 sudcoreani, la metà dei 700 totali. Un’operazione rinviata e ridimensionata nel negoziato con le autorità cinesi, che hanno fermato una missione a favore dei cittadini britannici, autorizzata alla fine oggi perché si possa completare domani.

Il piano originario di Seul prevedeva per mercoledì l’uso di due voli e di altri due previsti invece per oggi. La ministra degli Esteri Kang Kyung-wha ha affermato di ritenere che la parte cinese abbia dato una sola autorizzazione “lavorando in modo da dare il via libera a un aereo per volta e, poi, ricevendo le richieste in modo sequenziale, date le molte altre richieste presentate dagli Usa e dal Giappone”.

In altri termini, non c’è uno slot “prenotabile”, ma solo una autorizzazione che matura quando tutte le condizioni richieste, al fine di rispettare la sicurezza sanitaria e i vari protocolli, sono rispettate, ha spiegato all’ANSA una fonte diplomatica comunitaria.

Nel caso dell’Italia, ad esempio, c’è un negoziato tra le rispettive autorità che, in base anche all’entità dei connazionali da trasportare (circa 50 sulle quasi 70 unità che risultano, includendo una piccola parte di passaporti cinesi), avrebbe potuto risolversi anche più velocemente. Se per molti la fine dell’incubo sta per finire, l’Unità di Crisi della Farnesina ha invitato a non correre rischi e a stare alla larga dalla regione.

“A seguito della diffusione del ‘nuovo coronavirus” 2019-nCoV, originatosi dalla città di Wuhan, si raccomanda di evitare tutti i viaggi nella provincia dell’Hubei”, ha sottolineato la Farnesina in un avviso aggiornato sul sito ‘ViaggiareSicuri’. In ragione delle misure prese dalle autorità locali per contenere l’epidemia “si consiglia” anche “di posticipare viaggi non necessari nel resto del Paese”.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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